chi decide del mio corpo

29 settembre 2010 di: Rossella Caleca

Una ragazza vince il premio letterario Campiello, sezione giovani, e quando sale sul palco non il suo talento letterario viene esaltato, ma il suo stupendo decollété. Un autorevole (?) parlamentare dichiara serenamente che è del tutto legittimo usare il corpo per far carriera in politica. Ogni giorno si vedono corpi femminili, interi, a quarti, a fette, sempre freschi e delle migliori qualità, esposti nelle macellerie mediatiche a suggerire a bambine e ragazze il vero obiettivo a cui tendere come segreto di ogni successo. Oggi apprendo che dalle sfilate della Settimana della Moda di Milano è stata esclusa la collezione di una casa di moda specializzata in “taglie morbide” che vi partecipava da anni; questo mentre in Italia più di un terzo delle donne, me compresa, porta taglie dalla 46 in su.

Sembra una frivolezza, un dettaglio poco importante in confronto a vicende e circostanze ben più umilianti e offensive, ma, a ben vedere, è parte della stessa amara verità: una spaventosa regressione attraversa il nostro Paese, cancellando percorsi che credevamo compiuti, conquiste che pensavamo irreversibili. C’è sempre meno spazio per l’espressione di una bellezza felicemente diversa, non omologata, come c’è sempre meno spazio per corpi di donna abitati e plasmati da personalità autonome, corpi che non usano né vengono usati, corpi non decisi da altri.

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