fischi per fiaschi
A proposito dei fischi grillini alla Festa democratica di Torino (diretti contro il Presidente del Senato, Schifani), un giornalista ha citato una frase di Pertini: Liberi fischi in libero stato. E con ciò ogni discorso sembrerebbe chiuso. Invece no. Quando i fischi sono organizzati, portati dentro una manifestazione estranea ai “fischiatori”, e con il chiaro intento di condizionarne l’impostazione politica e modificarne gli obbiettivi, il discorso si fa più complesso e malizioso. Va al di là del singolo, legittimo, diritto di critica. Non è male ricordare che la contestazione a Schifani era stata preceduta, qualche giorno prima, da una contestazione altrettanto rumorosa a Marini; e perché mai? Certo non per affari di giustizia, che non esistono; né per collegamenti con Berlusconi; ma solo perché Marini proviene dalla ex-Dc, dall’ex-Partito popolare, ed è (orribile a dirsi!) co-fondatore del Partito democratico.
La pattuglia di fischiatori quindi contesta (e dall’esterno, cioè un po’ da parassita) la proposta politica complessiva del Partito democratico. Lo so bene: si tratta comunque sempre di “persone di sinistra”. Fedelissime, però, a quel coriaceo filo d’intolleranza, che per tanto tempo ha caratterizzato valori e pratica di una certa sinistra, basata sulla fiducia indefettibile nelle proprie opinioni e sul rifiuto all’ascolto dell’altro, condannato sempre senza esitazioni. Che sia proprio questa la caratteristica che non piace alla grande maggioranza delle italiane e degli italiani, che poi decreta al momento delle elezioni, la sconfitta della sinistra – e, come oggi vorrebbero i “fischiatori”, anche del centrosinistra (pur apprezzato per tante positive battaglie popolari)?
(Cantieri Koreja, la pazzia di Orlando con marionette viventi)
Cara Simona, io sarei più tollerante. Ogni tanto agli Schifani qualche fischietto bisogna farglielo.
Così tanto per fargli capire che la vigilanza c’è.
A parte i fischietti, perchè lo si invita, cosa ha da dirci? noi non possiamo costruire niente con gente come lui. Vecchia politica, vecchie maschere, sorrisi da iena. Tu lo inviteresti per una presentazione della nostra rivista?
Certamente no, perché la presentazione di un rivista sottintende una condivisione di quel punto di vista. Ma una forza politica nazionale che si propone di dare un nuovo governo al paese (e non solo al suo elettorato) deve sapersi confrontare con chi la pensa diversamente. Ad esempio: se un’associazione femminile volesse proporre un piano straordinario per la istituzione di cento asili nido in Sicilia (e volesse veramente realizzarlo, non solo fare propaganda) dovrebbe necessariamente incontrarsi con esponenti di centro-destra (magari anche con Schifani). Quello che non condivido sono la presunzione e l’arroganza con cui alcuni personaggi vorrebbero impedire ogni colloquio con altri, demonizzando gli avversari, senza possibilità di remissione. Sono loro, non io, che dovrebbero essere più tolleranti.