8 morti e 101 feriti senza giustizia
Livia Bottardi Milani, Clementina Calzari col marito Alberto Trebeschi, Giulietta Banzi Bazoli, Vittorio Zambarda, Bartolomeo Talenti; Euplo Natali, Luigi Pinto, sono morti a causa della pioggia. Se ci fosse stata una giornata di sole i nomi dei morti sarebbero stati altri, tra le forze dell’ordine: a loro era destinata la bomba che ha insanguinato la manifestazione antifascista indetta per quel giorno. Brescia e le organizzazioni sindacali dovevano rispondere al clima eversivo di quei giorni: il 15 febbraio 1974, davanti ad un supermercato della Coop, in viale Venezia, scoppia un ordigno: l’attentato viene rivendicato dalle Sam (Squadre di Azione Mussolini); all’ingresso della Cisl, vengono trovati otto candelotti di dinamite e tre etti di tritolo innescati con un detonatore.
Il 9 marzo in Valcamonica i carabinieri arrestano Kim Borromeo e Giorgio Spedini, mentre stanno trasportando mezzo quintale di esplosivo; la notte del 18 maggio, a pochi centinaia di metri di Piazza Loggia, Silvio Ferrari collegato ad ambienti neri veronesi e sanbabilini, salta in aria mentre stava trasportando sulla sua motoretta un ordigno esplosivo; in un’altra zona della città, un’auto targata Milano si schiantava contro un muro: nel baule viene rinvenuto materiale propagandistico del Msi.
A tutto questo bisognava rispondere con uno sciopero generale e con una manifestazione cittadina. E quel giorno pioveva, così le vittime si sono trovate nel posto sbagliato, quello tradizionalmente occupato dalle forze dell’ordine e la bomba doveva esplodere in quel cestino della spazzatura, a destra della fontana, guardando la Loggia, così i colpevoli sarebbero stati quelli dell’estrema sinistra: un copione già visto troppe volte. E poi un boato, e poi il silenzio e poi i lamenti dei feriti, come a Piazza Fontana, alla Banca dell’Agricoltura il 12 dicembre 1969 con i suoi 16 morti: nessun colpevole; come a Bologna alla stazione il 2 agosto 1980 con i suoi 85 morti; come a San Benedetto Val di Sambro, nel bolognese, più nota come strage dell’Italicus, con i suoi 12 morti: nessun colpevole; come al largo di Ustica l’aereo Bologna-Palermo, con i suoi 81 morti: nessun colpevole; come il Treno di Natale, il 23 dicembre 1984 con i suoi 17 morti. La lista è troppo lunga, dietro ogni strage ci sono spesso gli stessi nomi, organizzazioni neonaziste, apparati dello Stato, servizi segreti deviati.
Vergogna! Ha gridato una voce di donna, squarciando il silenzio seguito alla lettura della sentenza che assolve per insufficienza di prove, (alias art. 530 comma 2): Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Francesco Delfino, generale dei carabinieri, Pino Rauti, Giovanni Maifredi. Per Delfo Zorzi, nessun problema, da anni risiede in Giappone. Trentasei anni, tre processi tra condanne e assoluzioni, tra confessioni e ritrattazioni, 150 udienze, depistaggi, “non ricordo”, occultamenti, sempre lo stesso copione.
Viva l’Italia! E non è un grido patriottico.
(Brescia 1974, vignetta amara di Mauro Biani dopo la sentenza di assoluzione, novembre 2010)
Scusate, naturalmente l’aereo sella strage di Ustica era il Bologna-Palermo