cose di un altro mondo
Ho seguito la conferenza stampa che il presidente americano Barack Obama ha tenuto subito dopo i risultati delle elezioni di midterm, vinte dai repubblicani. Era un Obama non radioso, ma serio e preoccupato che ha risposto a tutte le domande dei giornalisti presenti, molti dei quali aggressivi e poco generosi. Obama non ha minimizzato la sconfitta, non ha risposto con battute di discutibile gusto, non ha accusato i suoi predecessori, non ha raccontato barzellette da trivio, non si è sottratto alle domande spesso insidiose. Per prima cosa ha invece detto «Sono io il solo responsabile di quanto è successo». Ma, nello stesso tempo, ha difeso con grande energia quanto fin qui fatto, pur dichiarandosi disponibile a dialogare con i suoi avversari e ad accettare qualche compromesso.
Su alcune cose fatte, come la riforma sanitaria e quella finanziaria, ha dichiarato di non essere disposto a tornare indietro, come sul sostegno a scuola, università e ricerca, indispensabili per il futuro dei giovani e per la crescita complessiva di tutta la società americana. Ed era un Obama molto serio e determinato, non certo sconfitto ma dignitoso e convinto della giustezza del suo operato, anche se si è scusato di non averne saputo adeguatamente difendere e pubblicizzare i vantaggi futuri, che, per quanto concerne per esempio la riforma sanitaria, cominceranno ad essere operativi il prossimo anno.
Non sono un’esperta, ma quando il congresso ha approvato la riforma sanitaria, ho gioito al «Yes we did» con cui i deputati democratici hanno sancito l’approvazione della riforma, considerandola una grande vittoria della società americana. Certo molto lontana dal “comune” sentire, dal momento che alle convention del Tea Party, ho sentito una delle probabili candidate affermare «E’ giusto che la gente paghi l’assistenza sanitaria, se non può permetterselo, vuol dire che morirà». Distanze incolmabili, ma per fortuna questa candidata non è stata eletta, come non è stata eletta la parte che ha puntato sulla “pancia” più retriva della società americana. Incredibili questi americani, ma certo da ammirare, una società in continuo mutamento, piegata dalla disoccupazione e dalla crisi, ma che cerca il cambiamento, se non vede risultati tangibili.
E che non si affida ad un solo uomo, anche se carismatico. Cose di un altro mondo, appunto!
Quando si parla di altri paesi la mia tristezza per l’italia aumenta, no, non sono altri mondi ma altri universi, voi siete un sito completo e complementare , dovreste aprire una finestra quotidiana sugli altri paesi, riflettete!