di Ruby ed altre storie
Da giorni il Rubygate occupa l’agenda setting del Paese e rende Berlusconi protagonista di nuovi casi giudiziari. Torna alla ribalta anche il nodo politico irrisolto della moralità della classe dirigente italiana, ma questo non basta ad esaurire la vicenda. Ruby stimola ancora una volta le vecchie, sempre nuove, domande sul modello culturale femminile che inghiotte e sputa le ragazzine come lei, appena diciottenne.
Nata in Marocco, Ruby Rubacuori, al secolo Karima El Mahroug, vive a Letojanni tra una fuga e l’altra dalla famiglia d’origine e l’affidamento a più di una comunità per minori. Presto in lei, immigrata in cerca di spazio e identità in un paese a maggioranza xenofoba, si fa strada il desiderio di essere normale. Cosa significa oggi? Forse la normalità è la donna televisiva di taglia quaranta, che veste solo firmato e ha seni, labbra e glutei siliconati per essere complemento d’arredo nelle trasmissioni di svago e approfondimento.
Vent’anni fa, la studiosa americana Naomi Wolf aveva descritto l’attuale prigione delle donne nel contesto post femminista, e cioè il fatto che nessuna, pur bella, sente di esserlo abbastanza. In più, un’immagine che si adegua ai canoni mediatici diventa il termometro esclusivo con cui misurare la capacità di imporsi negli scenari televisivi, istituzionali e politici.
Se l’essere belle non è una colpa, non si può dire lo stesso per il calcolo dei vantaggi che ne possono derivare e che autorizzano le ragazze come Karima a salire sul cubo per approdare alle feste dei potenti, godere delle loro briciole e anche di una maggiore considerazione di se stesse.
Il prezzo? Guadagnarsi il disprezzo della morale pubblica e degli stessi uomini che le hanno usate, e che loro stesse hanno usato. Perdere una vita normale e suffragare la mentalità, maschile e dura a morire, che il sesso sia qualcosa di sporco da comprare in luoghi proibiti. Qualcosa che debba rimanere fuori dalla famiglia, dai rapporti di coppia e dalla normalità ed essere barattato con soldi, favori o ruoli prestigiosi.
Il problema rimane ancora una volta il modello culturale da sacra famiglia che gli uomini e le donne di centro destra sostengono con fermezza, a complemento dei bagordi da basso impero egualmente rivendicati con orgoglio. Il fatto grave e grottesco di questi giorni dimostra come nella politica, nelle istituzioni e nel senso comune, i passi da compiere verso una immagine nuova ed intera della donna, quindi della famiglia e della società, siano ancora molti.
(Coco Chanel …oops, sbagliato modello!!!)