sacra famiglia
In Italia si parla tanto di famiglia nel bene e, purtroppo sempre più spesso, nel male. Molto meno si discute delle famiglie. La famiglia è uno slogan, al centro di molti tra i migliori film italiani degli ultimi anni, che ne hanno raccontato il valore e le trasformazioni: da “Mine vaganti” di Ozpetek a “La prima cosa bella” di Virzì, e, accanto al cinema, scrittori giovani come Paolo Giordano con i suoi numeri primi. Eppure la famiglia rimane la grande assente nel dibattito pubblico e politico, tende a disintegrarsi quando si passa agli atti concreti. Non si fa cenno al fenomeno di vulnerabilità delle famiglie rese insicure da due anni di crisi, la precarietà ritarda l’emancipazione dei maggiorenni, l’assistenza agli anziani non autosufficienti è diventata una sfida quotidiana. Fare un figlio non è più visto come una scommessa di vita ma come un fattore di rischio: l’incidenza di povertà relativa sale dal 10,8 al 12,1% con il primo figlio; arriva al 26,1 con il terzo.
Nel documento della Conferenza dei Vescovi per il 2010-2020, presentato a fine ottobre, si legge che la famiglia «è stata lasciata sola a fronteggiare compiti enormi nella formazione della persona, senza un contesto favorevole e adeguati sostegni culturali, sociali ed economici. Lo sforzo grava soprattutto sulle donne». A Milano, si è aperta la “Conferenza nazionale della famiglia” organizzata dal governo a cui partecipano istituzioni nazionali e locali, imprese, rappresentanti del privato sociale.
Il presidente del Forum delle associazioni ha detto – tra una dichiarazione di imbarazzo e una smentita – di augurarsi che il dibattito sullo stile di vita del premier non costituisca «una distrazione» rispetto ai contenuti degli incontri. Di fatto l’invito non gli è stato esteso. Nonostante avesse reiterato la sua decisione di non rinunciare all’inaugurazione della Conferenza, il Premier si è visto costretto ad essere sostituito dal sottosegretario Giovanardi. Bloccato dopo la nota diffusa dal Presidente del Forum Francesco Belletti: «La sua presenza era prevista fin dall’inizio, ma alla luce degli ultimi eventi ci imbarazza, è un fatto delicato. Il dibattito sui comportamenti pubblici e privati del premier non ci vede in sintonia». Meglio evitare, in effetti, la presenza di “mine vaganti” di altro tipo, e l’evidente imbarazzo nei confronti dei probabili interlocutori, tutti certamente scevri da intrallazzi goderecci e libertini. Magari questa volta, almeno, sarà possibile proporre un’agenda politica che abbia qualche punto di credibilità. La famiglia può costituire uno di questi punti, ci sono almeno tre dossier aperti: il sostegno alle giovani coppie; le iniziative per conciliare casa e lavoro; l’equità fiscale.
Speriamo se ne possa parlare con serietà, senza l’ansia di sconvolgere con battute su puttanieri e gay e conseguenti polemiche che abilmente distraggono, ma non risolvono.
(I festini di Villa Certosa, elaborazione di Tomas da Goya)
la famiglia rimane la grande assente proprio perchè credo che sarebbe il caso primadi tutto di chiedersi quanti tipi di famiglie ci sono oggi e come l’ingresso in massa delle donne con il loro modo diverso di relazionarsi, amare, vivere, lavorare per la loro autodeterminazione abbia comportato questi cambiamenti. Qual’è, quindi, la bisione etica che noi abbiamo oggi.
In tutte le epoche ci sono stati modi diversi di intendere la famiglia e la maternità e si può dire che ogni epoca storica ha determinato o è stata determinata da questi cambiamenti. Sostenere questi modi, analizzarli, dargli un senso più ampio, una visione meno ristretta che ponga le relazioni umane al centro darebbe anche più fiducia ai giovani che non si sentirebbero “migranti” da un valore all’altro.