14 dicembre, che passione

11 dicembre 2010 di: Simona Mafai

Chi può avere il coraggio di parlare del 14 dicembre, quando perfino il Presidente della Repubblica ha dichiarato di non poter prevedere nulla, non avendo una “specialissima” sfera di cristallo? Ma io ci provo, non per fare delle previsioni, ma per condividere dubbi e speranze.

La politica del “nemico principale” da abbattere, per cui ogni contributo va bene e non olet è una tattica da praticare con estrema prudenza, e solo quando l’avversario è veramente dannoso. Il punto centrale dunque è il giudizio che si dà su Berlusconi: non sul personaggio in sé, ma sui danni ch’egli ha portato e può ancora portare al paese. Se, come penso, questo giudizio è fermamente negativo – possiamo, questa volta noi, «turarci il naso» rispetto alle alleanze possibili per farlo cadere. Oppure vi è chi pensa – nell’ambito dell’opinione pubblica di sinistra e democratica – che alla fin fine Berlusconi non ha fatto poi tanto male? Se qualcuno/a lo pensa (è possibile e alla fine legittimo) deve dirlo apertamente. Altrimenti borbottii del tipo: «Ma tu ti fidi di Fini?», «Casini non mi piace», «Perché Pisanu sarebbe meglio di Berlusconi?» – anche se contengono, come sempre, un pizzico di verità – non possono paralizzare le forze politiche, ancorché disperse e disunite, di centro-sinistra.

Il momento è difficile. Sicurezze adamantine non ce ne sono. Il rischio c’è e bisogna correrlo. Se riteniamo che Berlusconi incarni una politica oscura, autoritaria e corruttrice – intrinsecamente anticostituzionale ed antioperaia – percorriamo pure, se ce ne sono le possibilità, almeno un tratto di strada con compagni di viaggio che non ci sono affini (né, forse, gradevoli).

(allusivo sbaraccamento di campo nomadi)

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