niente ricatti politici, signora ministro
Il Coordinamento Nazionale dei Professori Associati stigmatizza le incredibili dichiarazioni del ministro Gelmini che, dopo l’irresponsabile approvazione alla Camera dei Deputati del Ddl di riforma del sistema universitario, in un contesto di pressocché unanime disapprovazione da parte del mondo accademico, reagisce con inaudite minacce al probabile differimento della votazione al Senato ad una data successiva al voto di fiducia, previsto per il prossimo 14 dicembre.
Il ministro avrebbe infatti dichiarato che «il fondo per assumere 1.500 professori l’anno tra il 2011 e il 2013 sarebbe inutilizzabile, pur a fronte di un massiccio esodo di docenti già in larga parte avvenuto nel 2009-2010. La legge del 2005 ha abrogato le vecchie regole concorsuali ma non ne sono mai stati varati i decreti attuativi. Quindi al momento non si possono bandire concorsi né da associato né da ordinario, mancando una normativa in materia» e che «il ddl prevede un fondo premiale per il 2011-13 che serve a reintegrare su base meritocratica parte degli scatti di stipendio: senza il ddl queste risorse non potranno essere utilizzate per lo scopo previsto».
Come se non fosse preciso dovere del ministro Gelmini adottare i decreti attuativi della L. 230/05, della cui inapplicazione il ministro è interamente responsabile, in solido col precedente ministro Mussi. E come se non fosse possibile per il ministro, come già fatto nella Legge 31/08 di conversione del D.L. 31.12. 07, n. 248 e in attesa della definizione ed attuazione delle vigenti discipline delle procedure di reclutamento dei professori universitari, continuare ad applicare le disposizioni della legge 3.7.98, n. 210.
E, ancora, come se gli scatti stipendiali non fossero stati sospesi per un provvedimento incomprensibilmente penalizzante per i professori, i ricercatori e tutto il personale dell’università pubblica, adottato proprio nello scorso luglio da quel Governo di cui il ministro Gelmini è componente.
Il Coordinamento Nazionale dei Professori Associati trova inaccettabile che temi come l’università pubblica e la ricerca, di importanza fondamentale per il presente e il futuro del Paese diventino oggetto di nemmeno troppo velati “ricatti politici” da parte di un Ministro della Repubblica che, come tutto il Governo, ha giurato nelle mani del Presidente della Repubblica di esercitare le proprie funzioni «nell’interesse esclusivo della nazione».
(aula universitaria deserta, il futuro della pubblica istruzione?)