tre erre che fanno la differenz(iat)a
Ascoltando le interviste trasmesse dalla televisione ad alcuni cittadini napoletani, alla domanda su cosa pensano della condizione in cui versa la loro città la risposta più diffusa è : «…e che ci possiamo fare?» oppure «..e và buò, chill’è». Può apparire la dichiarazione di una pazienza infinita, un atteggiamento saggio e distaccato che permette di accettare ogni giorno, e ogni giorno di più, uno stato d’invivibilità da centesimo mondo. Può essere inteso come un metodo di sopravvivenza collaudato, adeguato a un sistema a cui ci si è arresi per sfinimento. Possono essere tante le spiegazioni, qualunque esse siano quella che appare è una rassegnazione al destino avverso che stupisce. Come se la spazzatura fosse una calamità naturale paragonabile al terremoto, all’alluvione, allo tsunami, all’eruzione del vulcano.
È la resa totale per evitare lotte che si sa perse in partenza per la differenza di armi e strumenti tra i contendenti. Meglio alzare le braccia e dichiararsi prigionieri. Ci sarà qualcuno che a un certo punto deciderà di intervenire, attraverso manovre e meccanismi che ai prigionieri non è dato conoscere. Non saprà mai, per esempio, come mai i soldi stanziati per risolvere il problema siano invece dirottati per garantire l’auto sussistenza della stessa struttura che dovrebbe intervenire, e cioè le quattro sedi del commissariato all’emergenza permanente, 857 mila euro per il solo affitto. Ignorerà il perché dei 2361 stipendiati per la raccolta differenziata, mai fatta. In dieci anni sono stati spesi circa 8 miliardi di euro. Un vero mistero, per alcuni. Per altri, un vero affare. Eppure, nonostante la rabbia e lo sgomento nel sapere ancora una volta come vengono spesi male i nostri soldi, siamo costretti a non arrenderci alla voglia di lasciare perdere e gettare tutto nell’indifferenziato.
Invece no. Deve essere la nostra testarda e implacabile battaglia. Continuare a fare il nostro dovere, reso particolarmente faticoso anche a Palermo, soprattutto in alcune zone della città in cui non solo non è neanche preso in considerazione un progetto di porta a porta, ma è pure difficile trovare delle campane per la raccolta differenziata. E quelle che ci sono appaiono stracolme, cariche di tutto e di più. E allora possiamo solo ripeterci come un mantra di buon augurio l’importanza delle 3R: Ridurre Riusare Riciclare.
Ridurre iniziando dalla spesa: gli imballaggi generano in tutta Italia, in un anno, 12 milioni di tonnellate di rifiuti. Sostituire i sacchetti di plastica con borse alternative.
Riusare. Non buttiamo via quello che ci sembra vecchio o rotto, proviamo ad aggiustare, a trasformare.
Riciclare. Non abbiamo altra scelta. Dobbiamo cambiare alcune abitudini quotidiane attraverso inevitabili accorgimenti che bisogna sforzarsi di introdurre nel nostro stile di vita. Piccoli gesti che possono sembrare fatiche inutili, e che invece servono a resistere. Stanchi si, rassegnati mai.
(creazione string gardens, per tenerci su)