Tullia Zevi, custode dell’anima dell’ebraismo
Sabato 25 gennaio Tullia Zevi ha lasciato questo mondo, all’età di 92 anni. Importante testimone e protagonista della nostra storia, se ne va con lei una grande figura dell’ebraismo italiano. Tullia Zevi ha trascorso lunghi anni della sua gioventù in esilio, dopo la promulgazione in Italia delle leggi razziali. Ha in seguito sempre mantenuto un fortissimo impegno civile in battaglie di tolleranza, libertà e garanzia dei diritti umani, schierandosi contro le persecuzioni di ebrei, rom, omosessuali. Ha aderito con entusiasmo a tutte le battaglie per la promozione del diritto d’asilo, è stata emblema di civiltà, coerenza e lucidità di analisi.
Una vita attiva, instancabile eppure sempre animata da una straordinaria pacatezza, una nobiltà non blasonata ma riconosciutale dalla storia per la sua condotta di vita.
Nel 1992 il presidente della Repubblica Scalfaro l’ha insignita dell’onorificenza di cavaliere di gran croce. Un cavaliere che era anche musicista, suonatrice d’arpa, e giornalista. Per più di trent’anni scrisse per il quotidiano israeliano “Maariv”. In primo piano sempre il suo impegno «politico» dentro l’ebraismo italiano. Tullia Zevi non è stata soltanto la prima donna a diventare, nel 1983, presidente dell’Unione che racchiude tutta la comunità degli ebrei italiani, ma ha anche e soprattutto impresso a questa carica e all’istituzione un corso davvero nuovo. Con la sua dirigenza sono cambiati i rapporti fra le istituzioni, la società e la cultura di questo Paese: ne è nata una dinamica tutta nuova, di interazione e scambi, soprattutto di una reciproca apertura che non è stata solo il frutto di tempi nuovi ma anche, e non in marginale misura, della sua presidenza.
Grazie a lei l’ebraismo italiano, saldamente ancorato ai propri millenni di storia ma perennemente in bilico, ha perduto la paura della visibilità.
Si è adoperata per la difesa del patrimonio culturale del giudaismo italiano cercando di organizzare istituzioni di tutela e di memoria, come il centro bibliografico dove volle concentrare oltre trentamila volumi, tra libri antichi, rari manoscritti e archivi di personalità di rilievo. «Per molti sono solo vecchie carte – diceva – ma a me sembra che anche se uno solo di questi libri viene venduto o smarrito, è come se un pezzo del nostro passato andasse in frantumi». Ieri il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, visibilmente commosso nel ricordarla ha espresso il suo cordoglio dicendo di lei: «ha permesso a tutti noi di apprezzare profondamente la sua limpida e ferma consapevolezza storica e posizione ideale, l’alto impegno civile e la squisita umanità e cultura».
Lascia un segno indelebile, questa grande donna che è stata capace di custodire l’anima dell’ebraismo, non solo impedendo che andasse in frantumi, ma dedicando tutta la sua vita a renderla grande com’era stata nel suo splendido passato.
Tante persone saranno grate per questo ricordo, la Zevi ha fatto per la comunità ebraica molto di più di quello che si crede