guardiamo con attenzione e ammirazione il Nord Africa

4 febbraio 2011 di: Giusi Catalfamo

Per fortuna c’è l’Egitto che riesce a spostare la mia attenzione dalle miserie del paese Italia. E non solo l’Egitto, anche lo Yemen, il Marocco, il Libano, la Siria e la Giordania: tutto denuncia un movimento di forte dissenso che vuole dire basta a dittature che durano ormai da troppo tempo, come in Yemen; a una corruzione ai limiti della tolleranza, come in Tunisia. Qui la rivolta ha determinato la cacciata del dittatore Ben Alì, costringendolo alla fuga. Ma, tornando all’Egitto, è qui che il popolo sta dimostrando tutta la fierezza e la determinazione di un movimento nato soprattutto dal mondo di Twitter e Google, la rete che si allarga e si consolida in idee, movimenti, programmi, chiedendo con forza le dimissioni di Mubarak e del suo regime, ormai trentennale. E’ una rivolta spontanea e, proprio per la sua spontaneità, suscita grande ammirazione, come suscita stupore lo schierarsi dell’esercito con la popolazione, o le immagini di civili davanti ai tesori del Museo Egizio, che fanno scudo con il proprio corpo a difesa di un patrimonio che tutto il mondo deve difendere e conservare.

Certo, non si hanno certezze sull’evoluzione di questa rivolta, non sappiamo se degenererà, ma fino a questo momento tutta la nostra ammirazione va alla compostezza e alla determinazione di questo popolo, e i due milioni di Piazza Tahrir sono una forza d’urto molto rappresentativa. Sappiamo anche che l’America, (era ora), ha smesso, almeno nelle intenzioni, di proteggere e foraggiare chi è stato certamente il guardiano di quella polveriera che è il conflitto israelo-palestinese, ma sappiamo anche che Obama si è più volte schierato per l’affermazione della democrazia ed ha ripetutamente condannato la repressione, almeno a parole. Forse nulla sarà come prima e, probabilmente gli equilibri in Medio Oriente cambieranno, ma, fino a questo momento, niente fa pensare a un’alleanza con gli integralisti di Al Qaeda, e gli stessi Fratelli Musulmani, uno dei movimenti di opposizione a questo regime, non sembra abbiano il monopolio di questa rivolta. E allora teniamo il fiato sospeso perché questo non avvenga. Sarebbe importantissima l’evoluzione positiva di una lotta per la libera affermazione di una democrazia nata veramente dal basso, senza strumentalizzazioni, che trascini e riscatti tutto il Nord Africa, in un coinvolgente effetto domino. E noi, cittadini di un’Italia in cui è sempre più difficile riconoscersi, quando anche noi diremo basta?

(due milioni di egiziani in piazza Tarhir al Cairo)

1 commento su questo articolo:

  1. Cristina scrive:

    Onore al popolo arabo molto piu’ coraggioso di noi. Spero che anche la Palestina possa beneficiare di quest’ondata di consapevolezza e di voglia di scrollarsi di dosso pesi pluridecennali. Ma i palestinesi sono i piu’ deboli di tutti, infiacchiti e impoveriti da 60 anni di vita in un lager a cielo aperto. Speriamo che qualcosa si muova.

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