i nuovi apostoli li guida la Santanché
Gentile sottosegretario Daniela Santanchè, sì, non riesco a perdere l’abitudine di scrivere lettere a cui non avrò risposta. Sostenere un premier che pretende di essere un uomo tanto ingenuo da credere che una qualunque minorenne, labbra carnose e pelle abbronzata che danza su un cubo, sia nipote di Mubarak mi da un tale senso di disagio ed instabilità, che devo poi sfogarmi con qualcuno e lei, signora Santanchè, mi pare la persona più adatta perché è una di quelle che abbraccia la tesi che il premier sia proprio un credulone. Lei, cara sottosegretaria, per ritenere che questa sia l’unica verità, avrà l’animo di una tenera fanciulla d’altri tempi, come dimostrano i suoi occhi sgranati e i lunghi capelli più estenscion sulle le spalle. La sua bocca, però, ha la prerogativa di parlare muovendo il labbro inferiore lasciando immobile quello superiore, facendola somigliare a un possente abitatore dei mari: lo squalo. Non so, dunque, se il presidente le abbia affidato la rivalutazione della sua immagine perché colpito da quest’aria carnivora o dalla sua finta eterna gioventù, prerogativa senza la quale non si può andare avanti nel partito. Io personalmente sono attratta e meravigliata dalla sua bocca da predatore, e ne ho un po’ paura. Credo che però le apparenze ingannino perché a volte lei dimostra grande sensibilità come, per esempio, qualche giorno fa davanti all’intervistatore di turno, ha sprecato frasi di estrema pietà per le donne scese in piazza il giorno tredici. «Le ritengo» ha detto «un manipolo di donne strumentalizzate dal potere maschile e il mio animo trema per tanta faziosità».
Gentile sottosegretario, non voglio avere la pretesa di fare una lezione di italiano, ma per manipolo, nella nostra lingua, si intende un gruppetto sparuto mente ieri erano migliaia e migliaia. Può darsi che parliamo di donne diverse perché quelle delle piazze così allegre, con l’aria forte e serena, non spingevano certo ad essere tristi e poi perché mai lei ha tanta pena per loro e così poca preoccupazione per la Minetti e le altre? Forse queste ultime le ricordano quando lei, socia al Billioner di Briatore, viveva felice danzando e bevendo fino all’alba o quando, legata al carro di Storace, diceva di Berlusconi «Non mi avrà mai, perché io non sono una donna orizzontale come quella che lui ama». Tempi allegri in cui poteva sperare di diventare la numero uno della destra più destra senza passare dal cavaliere, che se da lei non pretende la posizione orizzontale (forse per limiti d’età, suoi s’intende, non certo del nostro premier al viagra) qualcosa ha pur sempre chiesto. In quest’era in cui “menomale che Silvio c’è” tutto ha un prezzo, potrebbe mai esserle stato dato gratis un posto di sottosegretario? In fondo Silvio non è stato neanche venale, ha solo preteso da lei di farsi vedere non solo convinta da qualunque balla lui dica ma, novella apostola, di essere pronta anche a diffonderla in giro come fosse il verbo divino. Coraggio Daniela, oggi la Minetti sul suo sito ha detto: «Seduzione non fa rima con manifestazione», dunque c’è la speranza che lei non sia costretta più a portare qualche signora un po’ vintage giocatrice di burraco contro la magistratura, per ricevere poi al teatro del Verme (il nome è casuale) le lodi di Ferrara fra un groviglio di idee e di mutande.
Cara Daniela lei ha cambiato parrucche e vestiti, partiti, è entrata ed è uscita perfino fuggita a suo piacimento dalle trasmissioni televisive, ha percorso varie strade, sarà stanca ma ora questo rinvio a giudizio le deve dare speranza; è giunto il momento di fermarsi e riposare perché la via del difendersi senza discolparsi che avete imboccato, è quella del ridicolo che non concede né ritorni né deviazioni.
Cara Silvana non è mai successo che i tuoi articoli mi abbiano deluso,la frase finale poi fra difendersi e discolparsi…ottimo!
Cara Silvana, è utile e apprezzabile stendere la tua sottile ed efficace ironia sui loschi figuri che appoggiano e osannano il sultano che ancora, malgrado la manifestazione del 13 e il colpo inferto dalla magistratura, è in crescente delirio. Personalmente desidererei che si cominciasse a parlare del dopo, di quello che ci aspetta e di quello che si dovrà costruire, tuttavia non posso che farti i complimenti per come riesci a dare ai tuoi articoli quella cifra che alleggerisce la pesantezza di doversi confrontare ogni giorno con una realtà terribile e a tratteggiare dei politici, a cui lanci i tuoi strali, gli aspetti maggiormente caricaturali. Ho sorriso di gusto, cosa che in questi giorni, mi riesce difficile.
Cara Silvana, credo che ormai il modo più serio con cui interloquire con questa banda di omuncoli del governo, con questi camerieri, lacchè e cicisbei della corte berlusconiana, sia la scherzosa ironia del tuo articolo.
Sono in accordo con Francesco l’unico modo per resistere è illudersi che la satira non si può spegnere buttandoci sopra una manciata di soldi. Questo umorismo è un modo di vedere la vita forse anche più spietato della contestazione rabbiosa, contiene comunque un pizzico di cinismo acuto ma freddo.
Cara Silvana,anche questa volta hai colto nel segno, con un’ironia distaccata e graffiante al tempo stesso. Miè piaciuto molto, è certamente tra i tuoi articoli più belli.
Un bravo anche per le fotografie e per avermi spiegato perchè la Santanché mi sembrava pronta a mordere,l’unico modo di parlarne è questo ironia, sarcasmo presa in giro, perchè altrimenti la nausea ci assalirebbe.