un caso di straordinaria follia, Fossalta nordest
Nell’Italia del bunga bunga tutto è permesso: anche violare le leggi per rilassarsi la sera e respingere le accuse nel nome della privacy. Ma basta un atto di solidarietà contro la fame di una bambina a creare tensione e imbarazzo. Perché in questo caso la normale prassi burocratica non ammette deroghe, come insegna il sindaco leghista di Fossalta di Piave, travolto nei giorni scorsi da una valanga di polemiche.
Il “Flauto magico” è la scuola dell’infanzia dove una bimba senegalese di quattro anni, ultima di cinque figli e padre imam in cerca di lavoro, non può permettersi i soldi del buono mensa. Allora per garantirle il pranzo le insegnanti e il personale decidono di offrirle, a turno, il proprio buono. Il problema sembra temporaneamente risolto ma il sindaco leghista Massimo Sensini, informato del fatto, paventa lo spettro del danno erariale.
«(…) il buono pasto per il personale della scuola fa parte del contratto nazionale di lavoro ed integra, di fatto, lo stipendio, come mi è stato confermato dagli uffici comunali», scrive il sindaco in un comunicato stampa riportato nel sito internet del Comune. «Il lavoratore non può chiedere di… avere una decurtazione del salario! Ne avrei risposto legalmente», continua a giustificarsi il sindaco del paesino di 4.400 abitanti in provincia di Venezia.
Intanto il caso di Fossalta ha il suo precedente in una vicenda simile accaduta nei mesi scorsi ad Adro. Fa pensare il fatto che il sindaco sia leghista e la bimba figlia di immigrati, ma a far riflettere ancora di più è l’uso pedante delle leggi. La burocrazia si mette in moto per risolvere i problemi o per impedirne le soluzioni? Lo scenario della vicenda poi è l’Italia scossa dal bunga bunga.