DISCORSO SULLA SCUOLA DI PIERO CALAMANDREI

21 marzo 2011 di: Suggerito da Silvana Fernandez

Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.
Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime… Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico”

(1950)

2 commenti su questo articolo:

  1. ornella scrive:

    “Dare alle scuole private denaro pubblico”.
    Ecco il nodo e la contraddizione.
    Perché se sono scuole private non funzionano solo con finanziamenti privati?
    Perché in Italia la parola “privato” non ha assolutamente il senso che generalmente ha in una economia liberista.
    In Italia c’è sempre stata e c’è tuttora un’economia falsamente liberista, alle dipendenze dei finanziamenti pubblici.
    C’è un’economia di stato liberal-comunista. Sembra un paradosso, ma è così. Quando lo Stato finanzia imprese che di pubblico non hanno niente, affermo che lo Stato italiano si comporta come lo Stato comunista dell’Unione Sovietica.
    Una differenza enorme c’è: la Russia era coerente.
    L’Italia, NO.
    Con rispetto,
    Ornella

  2. giusi scrive:

    perché una scuola risponda pienamente alle sue finalità,alle sue motivazioni…e sia valida e costruttiva(crei cioè talenti,persone consapevoli delle proprie potenzialità…)è importante che,prima di tutti,siano le famiglie a credere nel suo indiscusso valore educativo.Ma non basta perché le famiglie devono condividere con i loro figli questa loro convinzione(operare in collaborazione non in contrasto con la scuola) Ed infine(ma non certo per importanza)i docenti devono credere,credere,credere in quello che è il” lavoro”sicuramente più delicato,ma basilare per una società civile:educare,aiutare a crescere gli uomini di domani,uomini in grado di correggere tante storture,di sanare tanti danni,di creare un mondo migliore…E’ utopia?Forse…ma una volta (indipendentemente da finanziamenti e rischiando…anche sulla propria pelle)certi risultati venivano conseguiti…forse proprio perché si credeva nella SCUOLA…..

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