donne della Resistenza, il ricordo di Blob

26 aprile 2011 di: Rosanna Pirajno

Ieri 25 aprile, festa della Liberazione che zelanti revisionisti vorrebbero tramutare in Libertà, il dissacrante Blob di Enrico Ghezzi su Rai3 ha fatto un bellissimo commovente assemblage di spezzoni di filmati d’epoca sulla Resistenza. Erano belle quelle facce vere di uomini e donne che avevano rischiato la vita, patito guerre fame paure torture miseria dolori e sofferenze per un ideale di giustizia e libertà negato da vent’anni di dittatura, erano belle quelle parole semplici che narravano di atti di coraggio e scene di morte e sacrifici, da sopravvissuti che sentono di dover salvare la memoria di un popolo di pronta dimenticanza.

Erano belli quei solchi di rughe sui volti di donne anziane e vecchie, esposte senza imbarazzo sotto scialli neri e fazzolettoni e crocchie di capelli bianchi come in una vetrina di lineamenti antichi e sorpassati, una banca della memoria di fisionomie che chirurgia estetica e botulino in cinquant’anni avrebbero definitivamente cancellato in primis proprio dagli schermi televisivi.

Erano belli tutti i molti e diversi arrangiamenti di Bella ciao cantati e suonati in tutte le lingue del mondo che si ribella, nella striscia di Gaza in Egitto in Tunisia in Libia in Turchia e chissadove, il canto della Resistenza a mani nude assurta a simbolo dolente di coraggio e ribellione anche in paesi lontani, e che nel paese d’origine provano a zittire. O a bilanciare con Faccetta nera, come fossimo todos compañeros di ideali similari.

Erano belli i riconoscimenti che i compagni partigiani davano al valore delle donne in lotta al loro fianco, donne che non si tiravano indietro e non parlavano neppure sotto tortura, donne che la Resistenza l’hanno fatta nascere e crescere e vincere alla pari degli uomini, donne trascurate dalla Storia e di cui la Contemporaneità un poco si vergogna, ammettiamolo. Mal vestite e struccate, con tutte quelle grinze impresentabili in caso di performance televisiva per arzille nonnette danzerine, combattive ma non abbastanza per darsi addosso di voce e improperi come appunto s’usa in tv, con aspirazioni a pace e libertà modeste assai per gareggiare con le giovanotte anelanti almeno a cariche ministeriali, adorne di una bellezza discreta troppo datata per i canoni delle velone esibizioniste e  spudorate, non siete più cosa per i nostri tempi rampanti.

Perciò, care Partigiane, non ci resta che Blob per non dimenticarci di voi che avete resistito per noi, smemorati del meglio di questo Paese.

3 commenti su questo articolo:

  1. Luisina Cascio scrive:

    Ed è bello che tu le citi e le ricordi.

  2. E’ proprio bello questo articolo, commovente con qualche delicata nuance poetica. Leggere le parole “compagno”, “partigiano”, desuete e ormai quasi scandalose, mette i brividi. Hai tracciato un pezzo di storia indimenticabile che appartiene a tutti noi. Ricordare significa mantenere in vita. Finché ricorderemo saremo vive anche noi. Grazie Rosanna per questo affresco.

  3. rossella caleca scrive:

    Anche a me questo articolo è piaciuto molto. Emana una nostalgia che provo anch’io, che forse proviamo in tante: nostalgia della verità, della storia, anche dolorosa, di un popolo, di ciò che le nostre mamme o nonne sono state, di quello che hanno costruito nella sofferenza, e che ora si vuole cancellare e disconoscere, come se non fosse mai esistito.Mi rifiuto di credere che noi che proviamo questo siamo marginali, obsolete. Le cose che portiamo dentro le trasmetteremo.

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