Il tempo si è fermato a Palermo ma a Parigi corre come un pazzo
Sono nell’aereo Palermo-Parigi Orly. Durerà due ore e mezzo: parlare con qualcuno è un’ottima distrazione e può anche risultare un’ottima conoscenza.Comincio a parlare con il ragazzo seduto accanto a me che dopo un’ora dice di chiamarsi Davide. Viene da Palermo anche se ormai è 5 anni che vive fuori. Gli ultimi due anni li ha passati a Parigi dove adesso lavora come ingegnere in una azienda. Sembra parlare con nostalgia di Palermo anche se come tanti “emigrati” siciliani si lamenta della disorganizzazione generale e si dichiara contento di lavorare fuori. Mi chiedo se a dire questa cosa non l’abbia spinto la coercizione ad abitare fuori dalla Sicilia per la mancanza di lavoro.Nelle due ore che passiamo assieme fa l’elogio della rilassatezza, del calore e dell’allegra convivialità siciliana ponendo dall’altra parte della bilancia la freddezza e lo stress parigino gioco forza in una città in cui si corre dalla mattina alla sera.
Arriviamo a destinazione. Davide appena posa piede a terra si tramuta in una macchina parigina da lavoro. La camminata da relax e schiffaramento palermitano si trasforma nella famigerata camminata metropolitana, dove se non stai attento vieni travolto da un fiume di persone che non hanno un minuto da perdere. Mi chiede se voglio pranzare ma anche il suo pranzo è una corsa perché deve andare a lavoro e la metro non sta ad aspettare certo a lui. Vengo travolta anch’io dalla sua corsa con un panino mangiato mentre corriamo, ed io non so bene neanche perché. Ci separiamo ed io finalmente finisco il mio panino seduta su una panchina.
Mi basta però solo qualche giorno per riprendere anche io la camminata metropolitana e per girare dinamicamente da un posto all’altro della Francia per lavoro senza un giorno di effettiva stabilità. E mi chiedo se alla fine queste corse non siano dettate dai maggiori stimoli presenti in Francia, dall’enorme apertura mentale e dal conseguente continuo scambio di idee.Mi dico anche, da brava siciliana, che in medio stat virtus e ci dovrebbe essere sempre tempo per fermarsi dalla corsa per quel poco che basti per apprezzare cosa si sta facendo, fermarsi e respirarci sopra una, due, mille volte.