merito al popolo del volontariato senza nome

4 aprile 2011 di: Simona Mafai

Leggiamo le vicende degli immigrati (rifugiati-richiedenti asilo- clandestini?), vediamo innumerevoli immagini in Tv o nei servizi fotografici dei cosiddetti “magazines”. E a me viene curiosità di sapere anche di altri: uomini, donne, giovani, che hanno lavorato e lavorano per l’accoglienza degli immigrati, per il loro mantenimento, per la difficile ed anche sgradevole loro vigilanza. Quanti saranno ormai questi addetti e addette senza nome? Migliaia anche loro! I soldati che ripuliscono le spiagge dai rifiuti, le donne che assistono nei presìdi sanitari, i camionisti che portano le vivande, coloro che le preparano e le suddividono, i fornai che cuociono quantità supplementari di pane…ed anche, perché no? uomini e donne della polizia e dei carabinieri che devono calmare gli animi (a volte anche ingiustamente esasperati) degli immigrati ed, in alcuni casi (come in Puglia), tentare di impedirne la fuga.

Mi ha colpito il resoconto di un cronista: un immigrato che scappava nelle vicinanze di Manduria, un poliziotto che lo inseguiva correndo e che a un certo momento aveva messo mano alla fondina della pistola, e la gente del posto che gli gridava: «No! No! Non farlo!». Quanta tensione, quanto stress, quanta fatica anche tra i nostri connazionali coinvolti in questa allucinante vicenda di spostamenti umani. Conclusione? Nessuna. Né facili indignazioni, né sapienti consigli. Solo un po’ di solidarietà (e un briciolo di ammirazione) anche per loro.

1 commento su questo articolo:

  1. Fausta scrive:

    Dò merito a quanti aiutano e soccorrono, ma non giustifico la guerra. Almeno io sono tra quelli che la ripudiano.

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