migrazione, migranti, accoglienza, respingimenti, parole e fatti

22 aprile 2011 di: Daria D’Angelo

Il mondo sta diventando, ormai, un enorme spettacolo di diversità. I profughi che arrivano alle nostre coste pieni di speranze sono degli “esclusi “ da prima di sbarcare: non sono voluti dall’Europa, sono ingombranti per l’Italia. Siamo senza dubbio di fronte ad una contraddizione in termini: sappiamo tutti che non è giusto lasciarli nei paesi in guerra ed è giusto accoglierli, ma non abbiamo idea di cosa ne sarà di loro, e di come sarà, quando aumenteranno ancora, la convivenza con loro. All’improvvisa crisi nordafricana, alla confusione, alle ragioni umanitarie e agli interessi economici si aggiunge la barriera opposta dall’Europa contraria. Le migrazioni, allo stato attuale delle cose, sono diventate un fenomeno inevitabile, ma la spaccatura fra sentimenti umani e doveri morali da una parte e possibilità concrete dall’altra è inevitabile.

Giustamente desiderose di vivere con un minimo di dignità, è difficile chiedere a queste persone di essere grati per la nostra accoglienza, è impossibile evitare loro i disagi e le intollerabili situazioni igienico-sanitarie in cui si trovano a Lampedusa. Pur continuando a far fronte a un’accoglienza moralmente doverosa, il loro sbarco non era prevedibile, e quello che sta succedendo dimostra, nostro malgrado, che è praticamente impossibile un’autentica fraternità umana. La situazione implica contraddizioni insanabili per la civiltà. Intano, i barconi affondano nel Mediterraneo, le persone annegano e di loro non si conosce nemmeno il nome, cancellati dal mare come se non fossero mai esistiti, sepolti senza un nome. Sono morte “due donne” o “cinquanta imbarcati”, di molti nessuno forse saprà nemmeno che sono morti. Il mare è diventato un enorme cimitero di ignoti. Non siamo che all’inizio, si deve fare ancora molto non solo per accogliere, ma per gestire e risolvere il problema umanitario di coloro che il Vangelo chiama gli ultimi e che difficilmente potranno diventare i primi. Manca qualche incastro importante per sistemare questo enorme puzzle di diversità, mancano direttive e organizzazione. E, citando il Vangelo, la Chiesa in questo momento, dov’è ? Alle vittime del mare non sarebbe servita a niente l’estrema unzione, se ne sono andati, senza nemmeno un nome, inghiottiti dalle onde, e noi abbiamo perso la rotta per raggiungere l’equilibrio, ormai fortemente in bilico, fra i doveri morali e le reali possibilità di attuarli.

2 commenti su questo articolo:

  1. Silvia scrive:

    E’ toccante come articolo ed è “un’elegante” ma giusta protesta alla chiesa, dov’è la chiesa, dove sono le buone suore delle missioni? non è terreno di missioni anche lampedusa?Un bravo a daria d’angelo che serva di sprone a tutte che avete mantenuto, tranne qualcuna, uno strano riserbo sulla chiesa.

  2. Paplo.R. scrive:

    L’articolo mi piace, e soprattutto questa frase “Alle vittime del mare non sarebbe servita a niente l’estrema unzione, se ne sono andati, senza nemmeno un nome, ” forse il risvegliarsi di mezzocielo ha risvegliato il papa perchè ieri è riuscito a bonfocchiare qualche parola sull’ accoglienza. Il mio profondo laicismo comincia ad essere appagato.

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