uovo o pecorella, pure a Pasqua ci tocca un dilemma
Il Natale è una festa obbligatoriamente gioiosa ma, secondo me, contiene spesso tensioni e malinconie. La Pasqua è più festosa e impegna meno i nostri sentimenti. Qualche tensione però la dà anche lei. Per esempio ci rende incerti sul da farsi perché il vecchio detto «Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi» ci costringe a chiederci chi sia mai quel «chi vuoi»: forse un lontano parente, un amico/a, o un tour operator che ci porta in villaggi vacanze dove rischiamo di morire di noia dentro saune caldissime, idromassaggi con luci alternate e davanti alle gare di hulligulli spolverate per gli ospiti più anziani. Certo ad improvvisati watussi, diciamo è meglio un pranzo con l’amica/o del cuore. Ci viene il dubbio che l’amico/a possa raccontarci tutte le sue pene degli ultimi anni e finisca col perdere questo appellativo. Anche la Pasqua dunque ci spinge a emozioni e a bilanci e noi ormai totalmente sbilanciati da quello che ci succede attorno, restiamo in bilico più di quanto siamo soliti essere. Anche sui doni non vi è sicurezza: uovo di pasqua, pecorella o colomba? Dopo il regalo al premier di un uovo con dentro violinista, occasionalmente nuda, che spero gli abbia suonato la ritirata o almeno il silenzio, ci accostiamo a tanta cioccolata con diffidenza. Prima ci dava solo il piacere della sorpresa, ora esperti nutrizionisti l’hanno resa emblema di tanti chili in più e gli amici di Berlusconi, quello del cattivo gusto. La colomba, carica di mandorle e zucchero, che dovrebbe essere il simbolo di pace, in questo periodo, ci ricorda tutte le dissonanze delle guerre cosiddette umanitarie, che imperversano nel nord Africa o quelle, simili all’opera dei pupi, che imperversano in parlamento.
Non guardiamo serenamente più nemmeno le pecorelle pasquali, ci ricordano un gregge mite e obbediente e abbiamo paura di esserci tramutati in tanti riccioluti e belanti animali, seguendo un pastore affetto da priapismo. Comunque non si può essere pessimisti davanti al mare che luccica, così direbbe una vecchia canzone, o davanti a queste giornate che l’ora legale allunga all’infinito, come la speranza di qualunque lieta sorpresa ci vorrà portare l’indomani.
auguri anche a te!
A tutte voi splendide donne di Mezzocielo, a tutti noi per non essere più un gregge cieco dietro un capo!
buttiamo via i doni tradizionali, compriamo una bella cassata! Buttiamo via il passato speriamo in un domani migliore.