cchiu pride ppi tutti
Ci provo subito, a caldo, altrimenti non ci riesco. Ci provo a raccontare il Pride 2011 come l’ho visto e vissuto io. Piccolo aneddoto: un giornalista di un noto quotidiano locale chiede a un altro giornalista del medesimo quotidiano: «Com’era il pride?» e quello risponde: «Carino, ma erano quasi tutte persone normali». Ho riso moltissimo, ma poi ho pensato che tutto sommato, inconsapevolmente aveva visto giusto, anche se non nel senso che intendeva lui. I “carri” quest’anno erano più numerosi dell’anno scorso, variamente abbigliati e colorati: musica a tutto spiano e a tutto volume, la tentazione di scappare per proteggere le orecchie era quasi pari a quella di ballare camminando o camminar ballando, per fortuna ha prevalso la seconda, altrimenti mi sarei persa la gioia di vedere Lin, ex alunna cinese, felice come non l’avevo vista mai, ballare e ridere senza sosta dietro a un carro molto “giovane” insieme alla sua amica del cuore.
E mi sarei persa Alessandro, Dario e altri ancora e, si sa, gli ex alunni fanno bene alla salute, ti fanno credere che le parole e i comportamenti tuoi abbiano fruttificato. Dal corteo una grande energia contagiava tutti e tutto e i palermitani non sfottevano, non erano spazientiti, semmai incuriositi e stupiti; solo da un autobus, in via Roma ragazzini dal futuro di bulletti hanno lanciato due, tre sputi. Non era il caso di dargli troppa attenzione e, in modo per me del tutto inaspettato, non gli ho fatto il solito “cazziatone”. La famiglia: marito, figlia, genero, nipote grande, nipote piccolo, fratello, amata sorella, amata cognata, la loro canuzza (amata anch’essa e chi lo avrebbe mai detto!) e poi tanti amici, tante facce care, ma soprattutto tantissime facce meravigliosamente sconosciute e moltissimi giovani, quei giovani che stolidamente ad ogni manifestazione o incontro ci ostiniamo ad evocare con frasi tipo: «ma dove sono i gggiovani? perché non ci sono i gggiovani?». Ecco dove sono i giovani e sono contenti e ballano e cantano, ma sanno benissimo che anche questa è una grande, molto grande, manifestazione politica. Cosa c’è di più politico del “personale”, del “privato”?
Le Famiglie Arcobaleno commoventi e uno dei loro piccoli che tenta di “scippare” alla vera madrina del corteo, alla Massimona, le tante bambole e bamboline che tiene cucite alla gonna a simboleggiare un desiderio e un diritto: quello di essere madre, nonna, zia di molti picciriddi e picciridde insieme a Gino compagno tenero di tutta una vita che invece porta un unico bambolotto sul cappello. Sì, Massimo e Gino sono per me, per noi, per la città la testa del corteo, lo sono perché precedono tutti gli striscioni e i carri e lo sono perché ci hanno preceduto nel loro cammino di lotta e di speranza in un modo migliore in cui non fosse obbligatorio combattere, provocare, esagerare per affermare cose semplici come il diritto all’amore in senso lato. La Massimona vede gli invitati a un matrimonio in attesa degli sposi sulle scalinate della Gancia, e non perde l’occasione per farsi fotografare mentre, scalando gli scalini della chiesa, tenta di scalare le montagne di pregiudizi e di terrore della diversità che si leggono sulle facce dei parenti degli sposi, che quasi si catapultano giù per tentare di fermarla. Massimo non procede oltre, per tutti quelli che come noi guardano e applaudono il messaggio è chiarissimo. Il corteo lungo, allegro e colorato si snoda in tutto il corso Vittorio; da un balcone arrivano coriandoli e palloncini.
Tutti sorridono. È una giornata di liberazione e la mia cara Lin, libera, continua a ballare.
Grazie per avere reso lucidamente e poeticamente questa giornata
Complimenti Gilda, una pagina bellissima che restituisce l’atmosfera di quel pomeriggio, le emozioni vissute tra colori, musica e tanta umanità gioiosa, festante, libera!
Mentre dato l’avanzare dell’età mi commuovo alle parole di Gilda, credo che quest’articolo sia riuscito a toccare le corde emotive, visive e a rendere il quadro della manifestazione con grande sensibilità. C’è l’attenzione dell’Educatrice che riceve conferme del suo modo di dare e insegnare, c’è la grande stima per Massimo e Gino che portano avanti le loro lotte quotidianamente, con coraggio, con fermezza, c’è la gioia dei neofiti, della gente comune, qualcosa si muove, anche la mia Preside mi ha detto: Avrei voluto partecipare, ma mia figlia non è venuta a prendermi, anni fa sarebbe stato impensabile per Lei. Si, il pride è un momento di gioia ma è anche un manifestare per l’affermazione dei diritti, per combattere le discriminazioni, le ingiustizie. Bellissimo l’articolo, bravissima Gilda.
grazie flora, sei di parte, ma grazie perchè è proprio così sempre e ovunque rimaniamo “fimmine di scuola” intesa proprio come scuola e d’altra parte il femminismo ce lo ha insegnato che bisogna partire da se
E’ stato bello partecipare al pride, una grande festa. Anche io ho notato che quest’anno c’era molta gente che ha voluto testimoniare e solidarizzare per l’affermazione dei diritti negati. E’ stata un’azione politica forte quella di sabato. “Più pride per tutti” lo condivido, l’articolo mi piace e descrive la manifestazione benissimo.
Dicono che 15 mila persone siano state al Pride, io c’ero felicemente. ho letto, purtroppo, che 3 ragazze di arcigay a piazza castelnuovo, rimaste in coda al corteo, sono state aggredite da un gruppo di bastardi omofobi. Sono dispiaciuta e sdegnata per questo atto di viltà e inciviltà. la mia solidarietà alle ragazze aggredite e a tutta la comunità glbtq. Scriviamo di più e manifestiamo contro questi atti violenti, brava per l’articolo a gilda.
Leggere questo articolo è come ritornare a vivere quelle ore intense nella speranza che anche noi possiamo appropriarci dei diritti di cui dovrebbero godere tutti gli esseri umani senza diffrenze e senza esclusioni. l’italia non è ancora un paese così civile per fare questo salto. speriamo di farlo tutti insieme e presto.
Un pride fantastico, un gesto politico che dovrebbe fare aprire occhi, orecchie e coscienze alla società, alle “famiglie” convenzionali e conformiste, al malgoverno di questo paese e alla chiesa che affossa le soggetività e le differenze. Complimenti per l’articolo, fatene altri…
davvero brava, Gilda, per aver toccato corde sensibili con affetto e sym-patheia che hanno coinvolto anche i lettori, fanne altri…. come ti chiedono!
io ho il blocco della scrittura, a scuola non scrivevo e i temi alla fine me li faceva la agnello (bice), quindi quando scrivo mi pare un miracolo. grazie
Che bell’articolo…anche io ho detto la mia, di pancia, come l’ho vissuta e come ho imparato a viverla grazie alle persone che mi hanno insegnato a farlo…e una sei sicuramente tu.
So che con questo post concorrerò ad alzare la media delle lodi di famiglia (sarei il genero), dopo quelle di Flora (zia Flora, pessimo segno questa lacrima facile…), ma non posso non esprimere anche i miei apprezzamenti per l’articolo di Gilda (la suocera). Il pride di quest’anno è stato entusiasmante anche per me, ed è stata entusiasmante soprattutto la sua composizione, per così dire, e l’effetto che faceva. Un passaggio dell’articolo, in questo senso, mi pare particolarmente importante: “dove sono i gggiovani?”. I gggiovani, i ventenni ci sono e sono pure piuttosto attivi (anch’io sono stato felice di incontrare tanti, tantissimi miei studenti): forse sarebbe ora di smetterla di cercarli alle iniziative promosse da noi saputi ed esperti adulti più o meno attempati (contemplare l’ipotesi che non si fidino più dei sessantenni, ma perfino dei quarantenni, vi pare così peregrino?); forse sarebbe ora di partecipare noi alle loro. E se la musica sparata dalle casse dei sound system ci risultasse molesta, potremmo farci, finalmente, un po’ da parte.
grazie matteo e hai proprio ragione