La musica delle stelle
Degli antichi studiosi credevano che le stelle nel loro moto eterno producessero un’armonia che l’uomo per l’abitudine non era più in grado di udire. Un’armonia perfetta, sintesi di un equilibrio universale. Un’armonia che era musica e al tempo stesso scienza. Un’armonia sottesa alla vita di ciascuno, tale da indurre a pensare che tra l’uomo e il mondo non ci fosse quell’abisso incolmabile che tuttora s’immagina, ma che entrambi, non essendo il nulla, ricadessero nell’orizzonte intellegibile di ciò che è. E si era compreso che per afferrare il “ciò che è universo” era necessario comprendere prima quell’intima compenetrazione tra unico e molteplice, che da vita all’ordine autentico, quello stesso ordine a cui cerchiamo con ogni sforzo di tendere percependo che esiste. Forse, se ci soffermiamo a riflettere, quella dei pitagorici non era una credenza. Forse realmente esiste questa armonia e forse nonostante l’abitudine, l’uomo può ancora essere richiamato allo stupore davanti a un cielo stellato. Ma prima ancora di questo, egli deve ridestare nella sua anima la capacità di ascoltare questi suoni, che i pitagorici chiamavano “musica delle stelle”.
Liberissime, giovanissime, mi è piaciuto molto questa musica delle stelle che è la nostra armonia.