niente soldi in bilancio, salta l’assistenza ai disabili psichici
Ho partecipato, giovedì scorso, alla manifestazione promossa dal Coordinamento Regionale Case Famiglia, di Confcooperative, Legacoop, Unicoop e tutte le sigle sindacali a sostegno delle Comunità Alloggio per disabili psichici e di denuncia nei confronti del Comune di Palermo, che da molto mesi non paga le rette per il mantenimento dei disabili in queste strutture, e non ha previsto alcuna somma in bilancio a riguardo. La situazione è gravissima: diverse comunità hanno cessato l’attività, nelle rimanenti gli operatori lavorano da tempo senza stipendio, e anch’esse rischiano la chiusura, cosa che determinerebbe un’emergenza sociale senza alcuna prospettiva di soluzione, perché molti tra gli ospiti sono privi di risorse e di supporto familiare e finirebbero, non metaforicamente, in mezzo alla strada.
Operatori dell’Asp, delle Cooperative che gestiscono le Comunità, utenti, familiari e volontari sono da tempo impegnati in azioni di sensibilizzazione e di protesta, finora senza risultato, poiché ai tagli alle spese sociali dei Comuni decisi “dall’alto” si aggiunge l’insensibilità “specifica” di questa amministrazione comunale, che preferisce spendere quello che faticosamente riesce a racimolare in altri modi, tra cui consulenze, eventi pseudoculturali, e l’intoccabile Festino (evidentemente, vige ancora l’ammonizione elargita al vicerè Caracciolo, amministratore illuminato, più di due secoli fa: «o festa, o testa…»)
In molti siamo stati ricevuti nell’aula Rostagno del Comune, con il sostegno dei consiglieri Monastra, Ferrandelli, Faraone e Filoramo, avendo come unico interlocutore rappresentante della maggioranza il presidente del consiglio comunale Campagna; tra proteste e richieste, proposte di emendamenti al bilancio, segnalazione di ostruzionismi amministrativi, promesse di impegno immediato, si è alzata, gracile, la voce di un disabile: «ma io dove andrò…non so dove andare…» a ricordare l’urgenza del bisogno, ma anche la vergogna che dovrebbe provare chi costringe le persone svantaggiate nell’umiliante posizione di dovere elemosinare i propri diritti. Ora si spera di poter cambiare scelte già fatte da tempo: come si vede dal fatto che in una recente lettera alle Cooperative, un dirigente amministrativo ha dichiarato che «la permanenza degli utenti presso gli enti in indirizzo non è più espressione dell’attività socio-assistenziale di competenza di questa Amministrazione»
Ci spieghi, allora, di grazia, codesta Amministrazione, che cosa è di sua competenza, se ritiene non lo sia un’emergenza sociale di questa gravità? Sorge il dubbio che i disabili psichici senza famiglia, che non hanno peso elettorale, che non procurano vantaggi d’immagine, che hanno difficoltà a far sentire la propria voce e non sono, in genere, neppure molto fotogenici, non siano considerati cittadini, anzi: nemmeno persone, esseri umani, sembra appartengano a una qualche specie intermedia, informe, muta, di cui non mette conto occuparsi.
Grazie Rossella. Ma siamo in pochi ancora a credere che se riusciamo a rispettare i diritti degli ultimi nella scala sociale, stiamo lavorando anche per far rispettare i diritti di tutti gli altri cittadini.
L’Amministrazione comunale fa quell’affermazione “non è più espressione dell’attività socio-assistenziale” perché quella stessa amministrazione non legge approfonditamente le leggi dello Stato di diritto. Sono superficiali o manipolativi?
Purtroppo per loro, dovranno rimangiarsi le loro stesse parole: i “cittadini malati”, come ho scritto sul foglio A4, hanno, in questo Stato, il diritto alla salute ed il diritto all’assistenza sociale.
Mi dispiace per loro, ma sono ancora queste le leggi italiane, anche in Sicilia.
Hai visto come si è risentito il Presidente del Consiglio Comunale di Palermo?
Ho scritto e ho mostrato loro, ai politici e ai presenti, un foglio sul quale ho apposto: NO ALLA UMILIAZIONE DEI CITTADINI MALATI E DEI LAVORATORI SOCIALI”.
I politici erano imbarazzati, ma non è sufficiente. Avevo fatto “centro”.
Molti politici devono capire che i malati non vanno umiliati e anche gli operatori sociali non vanno umiliati, perché compiono giornalmente un lavoro, duro, faticoso, emotivamente coinvolgente, in alcuni momenti anche pericoloso, come in nessun altro lavoro.
Continueremo, Rossella, perché ho chiaro che abbiamo fatto una scelta definitiva: stiamo sempre dalla parte degli ultimi.
Condivido in pieno quanto avete scritto, e aggiungo che ci siamo sentiti ancor più “umiliati” nel notare l’assenza dei politici, formalmente invitati alla manifestazione.
Il CO.RE.CA.F. ha infatti, mandato a proprie spese, fax e lettere di invito direttamente al Sindaco, all’assessore alle Politiche Sociali Raul Russo ed a tutti i gruppi consiliari.
Il risultato era prevedibile ed è stato sotto gli occhi di tutti: un TOTALE DISINTERESSE….
Stiamo parlando di PERSONE ! Persone che fra poco tempo si troveranno di fatto e non solo metaforicamente per strada….
La colpa è comunque è dei palermitani: ogni città si merita la giunta che ha votato, e l’insensibilità diffusa verso le problematiche sociali ne è il risultato, i disabili sono espressamente considerati per l’amministrazione Comunale “una zavorra” di cui disfarsi.
Ma più leggo i giornali e più mi rendo conto che sul tema della “diversabilità” è in corso una campagna discriminatoria, ne sono la prova le dichiarazioni tendenziose e mistificatorie di ministri della Repubblica, per le prese di posizione di politici e amministratori contro l’inclusione dei disabili nella società.
Il Parlamento, ha ratificato con la legge 18/2009 del 3 marzo 2009 la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilita, il primo strumento giuridico vincolante nell’ambito dei diritti umani.
E’ opportuno ricordare che detta Convenzione sancisce il rispetto e l’inviolabilità dei diritti umani delle persone disabili, in particolare la ”dignità intrinseca, l’autonomia e l’indipendenza, la non discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione sociale, il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone disabili come parte dell’umanità anche se diverse, la parità di genere e delle opportunità, il rispetto dello sviluppo delle capacità dei bambini con disabilità e del loro diritto a preservare la loro identità”.
Con questi principi non è compatibile l’indirizzo politico attuato dalla Giunta Comunale, come non sono compatibili le affermazioni del ministro Tremonti: “gli invalidi sono un peso per l’economia, un ramo secco, in quanto improduttivi”.
Viene da chiedersi se egli considera meno oneroso per l’economia il fenomeno dell’evasione ed elusione fiscale, il lavoro sommerso, gli affari della criminalità, gli episodi di malaffare e speculazione finanziaria, la corruzione dilagante che affliggono il nostro Paese.
Con i principi della Convenzione non è compatibile l’inchiesta fuorviante e offensiva a firma di Stefano Vespa e Maria Pirro pubblicata sul numero 13 del 24 marzo 2011 del settimanale Panorama intitolato “Scrocconi d’Italia”.
Il messaggio, ancora una volta, e’ ingannevole, perchè non dice che le prime vittime del fenomeno dei falsi invalidi sono quelli veri, così come le prime vittime dell’evasione fiscale sono i cittadini onesti che pagano le tasse.
Nell’articolo si afferma disinvoltamente che “tra pensioni regalate e indennità di accompagnamento, un italiano su 33 sarebbe invalido civile”. A parte l’inaffidabilità delle cifre, colpisce il tono pesante e sprezzante che denota un pregiudizio atavico o una precisa finalità denigratoria.
Bisogna servire all’opinione pubblica spaventata e disorientata un capro espiatorio responsabile del disagio sociale ed economico, non una complessa analisi del fenomeno e delle vere cause dello stesso, da ricercarsi sostanzialmente nel clientelismo e nella corruzione di certi politici e amministratori.
Sull’onda del rinnovato pregiudizio anche l’inclusione degli alunni disabili nella scuola e’ stata messa in dubbio da qualche amministratore del Nord, coerentemente con la drastica riduzione degli insegnati di sostegno in tutta Italia.
Il più recente, scandaloso episodio di discriminazione plurima è l’aggressione, fortunatamente solo verbale, subita dalla deputata con disabilità Ileana Argentin da parte di alcuni parlamentari – il fatto poi che provenisse dai banchi della Lega o di un altro partito non è poi così importante.
Questa deriva discriminatoria deve essere arginata. Infatti la memoria storica ci ammonisce a non dimenticare che in tempi non troppo lontani le persone disabili sono state trattate, insieme con altre minoranze religiose ed etniche, come parassiti di cui la società doveva sbarazzarsi per mantenere la propria purezza identitaria.
Fu così che migliaia di loro subirono la castrazione oppure perirono nei campi di sterminio prima o nei manicomi dopo.
La tendenza è quella di considerare il disabile come persona “malata” da chiudere perché “non bello” da vedere, sono convinto che la volontà politica nazionale attuale sia proprio quella di ricostituire i vecchi manicomi, e la strada intrapresa porterà prima o poi verso questa direzione.
Non lo permetteremo mai, si può ragionevolmente sperare che tutto questo non si ripeta, ma non è il caso di farsi sorprendere quando sarà troppo tardi.
Salvo Sciortino
Presidente CO.RE.CA.F.
(Coordinamento Regionale Case Famiglia)
Disabili Psichici e Comunità Alloggio: se questo comune a Palermo non è stato capace di investire risorse necessarie ad assistere e tutelare persone con grave sofferenza cronica ( anche la grave sofferenza dei bilanci denuncia una specularità ? )l’ emergenza sociale che ne deriva mette in crisi la democrazia ; va data visibilità alla questione ,anche coinvolgendo i familiari ! Le Comunità Alloggio ispirate e coerenti principi della Legge 180, sono un pilastro per l’impegno dello stato (tramite EntiLocali) a contrastare esclusione, deterioramento, disabilità, restituendo dignità alla persona affetta da gravi malattie . Trascurare aspetti cruciali di tutela di salute mentale equivale a delegittimare (o peggio ancora negare) una funzione cruciale dello stato di diritto.
Un tempo, la gloriosa legge 180 ( del 1978 ! ) programmava METODOLOGIE TERAPEUTICE in contesti organizzati per “garantire” continuità e qualità di relazione con vari operatori, all’interno della dimensione di gruppo si cercava di rispondere ai bisogni di utenti per i quali una rassicurante residenzialità equivaleva a stabilità di cure. Purtroppo molte famiglie delegavano alle comunità la presa in carico del paziente e molte strorie di vita di utenti “difficili” diventavano prevalentemente materia di lavoro di operatori appassionati e sensibili. Ma ricordiamoci che sono in gravi difficoltà anche le comunità per minori , quelle per tutelare donne che hanno subito violenza, ecc.ecc. Occorre accendere luci sugli spazi in cui si cura il dolore umano, in cui si lavora per trasformazioni utili, dobbiamo riconoscere che la politica debole indebolisce anche le migliori strategie di tutela delle persone più svantaggiate. Serve coraggio per ridare al Terzo Settore responsabile ed efficiente il suo Valore, segnaliamo quei servizi di comunicazione che rendono a ciascuno il suo merito !