i si che cambiarono la politica

13 giugno 2011 di: Rosanna Pirajno

Dite che non è elegante lasciarsi andare a scomposte manifestazioni di giubilo per la vittoria del popolo dei referendari, che con 4 si ai 4 quesiti 4 ha dissolto 4 incubi, compreso il nano impedito? Non riesco a trattenermi, lascio sedimentare l’emozione e mi rallegro compostamente con voi per questa terza timpulata al cavaliere, sferrata nel breve volgere di un paio di mesi.

Va bene che lui si guarda bene dal dimettersi, che non si sente a rischio «sole a quadretti» essendosi abbondantemente premunito contro rovinose cadute, va bene che i sodali rassicurano che «non ci saranno conseguenze sulla tenuta del governo», che per alcuni la maggioranza è compatta coesa laboriosa, come no, e che per altri il governo si salva solo con l’uscita di scena del boss, va bene pure che l’opposizione già si divide su dimissioni si dimissioni no e su chi è stato più bravo a tirare la volata al referendum, va bene che alla Rai finta niente congelano programmi e conduttori sgraditi al premier, va bene che l’arroganza dei formigoni non subisce tracolli, va bene che i servi del cav. si vanno sistemando sulle scialuppe di salvataggio, va bene anche che a destra sognano le primarie senza rinunciare al leader precostituito, va bene questo e altro che si affolla nei commenti di queste ore esaltanti.

Ma alcuni punti sono innegabilmente fermi: che il 57% di cittadini non ha più voglia di passare per sudditi; che funziona reagire secondo Costituzione per abrogare leggi assurde dannose sbagliate; che i segnali di vita lanciati da un quorum mai più raggiunto dal 1995, delegittima la classe politica che ha ingoiato tutte le leggi ad personam e pure peggio; che il «popolo sovrano» si è dimostrato in tutta la sua sovranità da molti anni inespressa; che la massa di giovani attivisti scesi in campo con intelligente fantasiosa ironica determinazione, ha aperto gli occhi a molti; che quelli che non avevano ancora capito che la posta in gioco era il futuro di questo Paese, e dei giovani che vogliono restarci a vivere senza essere costretti ad emigrare, sono andati alle urne convinti che questa politica deve cambiare.

(grazie anche agli artisti che hanno disegnato i loghi per la campagna referendaria, che anche noi abbiamo usato a tempesta)

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