il paese diventato reality, ora ha capito

In questi ultimi anni le elezioni sono state vinte con campagne elettorali illusorie e menzognere, grazie alla paura dell’altro, perché non lo si conosceva, perché lo si conosceva troppo bene, o per votare il “meno peggio”. Il dibattito politico vero e proprio, gli scambi di opinione che interessano i cittadini, sono state soppiantate dall’enfasi, da termini nuovi, mai sentiti e adattati in maniera arbitraria e opportunistica, da parole usate fuori luogo. Le vecchie tribune politiche sono state sostituite da patetici talk show dove si urla, si canta, e qualche volta ci si racconta pure barzellette. Ci rendiamo ben conto di stipendiare lautamente persone che si accusano vicendevolmente di essere ladri o di avere un passato scandaloso solo perché l’insulto fa notizia, attira e si trasforma in quel gossip politico ampiamente richiesto che fa audience. Episodi, tutti volti a ridicolizzare, riempiono tv, giornali e web.

Questa nostra Italia, trasformata ormai nella “Penisola dei Famosi”, in un reality fatto di libero insulto, colpi di coda e voltafaccia, alla quale sembrava mancare solo una regia capace di trasformare le elezioni in “Nomination”, sta dimostrando, invece, di non avere dimenticato che i governi delle democrazie hanno il compito di tutelare gli interessi generali, di aiutare a vivere meglio.

In questo periodo sono stati in gioco due poli in due importanti città italiane, la loro battaglia elettorale è stata condotta con offese e accuse, ma i risultati hanno dimostrato che non si è persa la fiducia e nonostante i tentativi di stordimento la gente sta finalmente cercando programmi veri, idee, è interessata alla preparazione degli uomini che ci dovranno guidare. Hanno dimostrato, con un segnale tangibile e confortante che, come tutti speravamo, non si è persa la nostra “coscienza politica”.

Questa vota, come ha detto Vendola, «Ha vinto l’Italia dell’eleganza».