raccontare pure le mamme bambine

21 luglio 2011 di: Antonella Monastra

Dopo l’inaspettata riuscita della manifestazione del 13 febbraio 2011, che ha fatto convergere nelle piazze italiane donne diversissime per età, estrazione sociale e appartenenza politica, nessuno sapeva in che direzione il movimento si sarebbe sviluppato. I centoventi comitati cittadini diffusi su tutto il territorio nazionale, invece, sono riusciti a compiere un altro miracolo, con migliaia di donne accorse a partecipare agli stati generali di Snoq il 9 e 10 luglio scorsi. E’ stato un fine settimana intenso e pieno di emozioni, organizzato in modo ‘artigianale’, ma con una pianificazione efficace, basata su contributi a più voci, molteplici e variegati. E’ stata un’occasione di confronto costruttiva, che è riuscita a non trasformarsi in una passerella politica ‘malgrado’ la forte risonanza mediatica dell’evento e la massiccia adesione di donne provenienti dal mondo della cultura, del lavoro, dello spettacolo e della politica. Gli interventi preordinati sono stati composti a quattro mani: si mettevano insieme anche in modo originale i saperi – la filosofa con l’economista, ad esempio – formulando i ragionamenti da una piattaforma di dati concreti, con tre minuti a disposizione per la propria relazione (e senza alcuna eccezione).

La lotta per creare un paese a misura di donna parte anche dalle indagini Istat, infatti, e dalla difficoltà di fare ricerca sui temi femminili, che costituiscono un sommerso di non poco conto: donne che non lavorano, casalinghe, inoccupate e disoccupate all’interno della struttura economica. Poi sono stati affrontati i nodi del diritto alla maternità per le precarie, la questione della paternità obbligatoria e la rappresentanza delle donne nei luoghi di governo nella vita e nella società, con prospettive nuove e distanti non solo geograficamente. Certo alcuni aspetti dell’iniziativa pongono temi delicati e complessi, come la questione della trasversalità partitica tra destra e sinistra, non da tutte condivisa od anche la questione del rapporto tra le generazioni come anche la necessità di non cancellare l’esperienza del femminismo. Personalmente reputo positiva e intensa l’esperienza di Siena che ho vissuto insieme ad altre palermitane e siciliane, ma sottolineo l’importanza di evidenziare anche altri aspetti legati alla maternità, che rappresenta ancora l’unica possibilità di realizzazione per le ragazze dopo la scuola media inferiore, dovuta all’imposizione di modelli culturali ancora molto diffusi soprattutto in Sicilia, che insieme a Puglia e Calabria ha una percentuale elevata di madri in età adolescenziale; Palermo dà in questa direzione un grande contributo, poiché registra un numero di mamme bambine alto (trecento mamme di età compresa fra i tredici ed i diciotto anni). Se Snoq è un cantiere aperto a tutte le donne italiane, bisognerà lavorare ancora parecchio affinché davvero tutte, dalle realtà neo-femministe alle appartenenti dei movimenti Glbtq, dalle più giovani alle ragazze dei movimenti antagonisti – che legittimamente scalpitano di fronte alla visione troppo omogenea e “normalizzante” della donna – come anche quelle donne delle periferie urbane, sprovviste di adeguati strumenti culturali ed economici, riescano ad essere raccontate ed ascoltate.

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