sistemare i conti, a spese del pueblo vencido

6 luglio 2011 di: Fortunata Pace

Ma davvero quanto ci importa di scandali e scandaletti di casa nostra e no, di gialli irrisolti, di avvenimenti nuziali o quasi di big di vario tipo! Ma che ce ne importa se neppure più sembriamo occuparci in concreto della corruzione ampia e stratificata che continua a crescere sotto i nostri occhi, dell’arroganza senza confronti di chi si fa leggi di comodo, di uno strapotere, centrale e periferico, che vive e prospera sulle proprie personali fortune e sui privilegi di pochi amici stretti? Che ce ne importa se il pueblo che non riesce a farsi unido resta ancora ignobilmente vencido?scandali,

Facendo i conti in tasca all’Europa, ci sono paesi – e l’Italia è fra questi – in cui se non c’è la fame di un terzo mondo cui si regala solo pietismo vario e volontariato non sempre tutto riconoscibile, c’è una fame strisciante e perversa, una iniqua valutazione e distribuzione di reddito che oscura ogni speranza di futuro e di crescita.

Ma guardiamolo bene questo stivale, dai comuni virtuosi e dai tanti che non lo sono e non vogliono esserlo, stiamo attenti ai cittadini onesti e paganti di ogni parte. Di essi vuole la testa il ministro Tremonti. Direttamente o indirettamente, è loro che prosciugherà senza ritegno. Qualche tassa più alta ai simbili del lusso? Qualche stangata, senza troppi distinguo ai risparmi? Ma che vuol dire se gli stipendi e le pensioni si decurtano, se piuttosto che sistemare la macchina burocratica, si congela il futuro e si mette sotto tiro chi non ha voce? Vuole sistemare i conti del nostro paese il ministro, perché questo, legittimamente, chiede l’Europa? Ma stia attento alle modalità, sia meno strutturalmente aristocratico. E stiamo attenti anche noi al suo gioco politico a largo raggio che – Lega oggi amica, domani no, Berlusconi da salvaguardare o da mollare, opposizione da irretire o scavalcare – è l’unico “primo della classe” con frecce all’arco. Quelle col curaro, arrivano intanto ai cittadini più indifesi. Ma la povertà, l’ingiustizia sociale, la speranza che si affievolisce, sono mali oscuri: e a volte degenerano.

Non rammarichiamocene troppo tardi.

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