strano premio Strega
Una volta il Premio Strega segnalava l’opera di autori (o autrici), che si riteneva costituissero un’acquisizione nuova nel panorama letterario, vuoi per la complessiva concezione narrativa, vuoi per l’originalità del linguaggio – e, se possibile, per ambedue. Ma le cose cambiano, si sa. E bisogna abituarsi. La commistione di generi nelle arti è una consuetudine, e da molti considerata un valore: la pittura tracima nella fotografia e nel video, le installazioni diventano teatro, i corpi umani diversamente collocati costituiscono l’opera. E dunque non c’è da stupirsi se la commistione di reportage giornalistico, amarcord personali, rancori politici ed autoassoluzioni di cui è costituito “Storia della mia gente” di Edoardo Nesi (Premio Strega 2011) sia stata considerata meritevole del forse più autorevole premio letterario d’Italia. Peraltro il libro si legge con interesse (come decine di altre opere d’indagine sociale che si pubblicano in Italia); l’argomento – progressiva sostituzione delle manifatture tessili pratesi con una miriade di “lerci” laboratori zeppi di cinesi e al di fuori di ogni legalità – è interessante, ma troppo “a volo d’uccello”, lasciando molti interrogativi in sospeso. E la letteratura?
(ricordiamo alcuni “Premi Strega” del passato: Lampedusa, La Capria, Ginzburg, Ortese, Volponi, Levi, Bufalino, Bellonci….)
A me cara Simona Nesi non è neanche piaciuto i paragoni si fanno più evidenti, mi ricordo perfino uno dei primi strega credo la ” Fiorentina” di Flora Volpini che ho trovato fra i libri di mia madre !