autorizzazione a procedere, dal computer
Da circa un mese sono fuori città e per una strana decisione del mio computer, non so il vostro, ma il mio a volte vive di luce propria edecide lui per me, la mia chiavetta Tim, che l’anno scorso, nello stesso periodo, mi consentiva di collegarmi senza ostacoli, non mi ha mai permesso di inviare niente fino ad oggi. In verità una parte della colpa, prescindendo dall’autonomia cerebrale del mio Mac, credo sia mia perché al rinnovo dell’abbonamento della chiavetta, una suadente impiegata della Tim mi ha suggerito di cambiare tipo di contratto imponendomene, a colpi di sorriso e di frasi suadenti, uno nuovo col quale la notte avrei potuto chattare gratis….
Gratis non è una parola di poco conto, siamo tutti così condizionati dal denaro, dalla possibilità di un acquisto che io, che ho chattato in vita mia solo rare volte e che la notte dormo, sono uscita dal negozio, avendo firmato il nuovo contratto, convinta che in ogni caso avevo usufruito di un’offerta speciale e fatto dunque il mio dovere di consumatore. Il mondo delle proposte prendi tre paghi uno, mezzo o niente mi stupisce sempre di più, è tipico del consumismo: compra all’impazzata ma poi cerca pure all’impazzata di risparmiare. Malgrado questa mia lucidità sulle strategie di mercato per il resto la mia mente era rimasta, una volta a casa, incerta e confusa, non solo perché non sapevo con chi chattare di notte, ma anche perché mi andavo rendendo conto di avere cambiato involontariamente i parametri al mio Mac, il quale, forse temendo miei coinvolgimenti in chat erotiche o in siti porno, da imprevedibile moralista, ha mischiato fino ad oggi le carte dandomi sempre alla parola invio la secca risposta «non sei autorizzata ad inviare».
Autorizzata da chi? Da un’autorità suprema? Forse da Angelino Alfano, forse da un Santo patrono? Insomma in un’Italia pronta a cambiare idee, partito, tutto dalla notte al giorno, solo il mio Mac restava fermo nel suo proposito. In fondo era bello guardare giornali e televisione, vedere che tutti si erano concessi di tutto e sapere che imperterrito in casa mia restava, invece, un presidio dell’autoritarismo che mi continuava a segnalare «non sei autorizzata». A salvarmi è finalmente giunto dalle ferie il mio tecnico di fiducia, che ha risolto il problema addossando la colpa alla sorridente venditrice che aveva effettuato due o tre manovre errate. Per inciso, la sorridente fanciulla, senza più sorrisi, quando le avevo esposto il mio problema aveva chiesto: «ma non ha un figlio, un nipote, non so un marito che possa aiutarla?» dando per scontato che dove non arriva una donna può sempre servire un uomo, anche se fanciullo.
Queste dunque le ragioni del mio silenzio in questo mese che non credo abbia prodotto in alcuno crisi di astinenza, forse solo a me che desideravo mandare sul sito il mio pensiero. Una volta, però, raggiunta la possibilità di inviare, con gran rammarico, ho capito che non avevo più nessuna voglia di scrivere. Si, per giorni avrei voluto scrivere questo o quello ma le mie parole si erano improvvisamente spente. Avrei voluto tanto parlare dei giovani che si sono svegliati per proiettare ovunque la loro disperazione; ma quando Cameron ha assicurato, senza capire lo sgomento, la furia per un domani incerto e tortuoso, che si trattava di delinquenza comune, le mie dita sui tasti si sono paralizzate, mi è sembrato questa volta che fosse la mia mente a non autorizzarmi ad inviare.
Anche il premier che, forse ispirandosi al proverbio «mal comune mezzo gaudio», ha definito questo periodo di recessione e miseria comune a tutti e dunque normale, ha bloccato ogni mio pensiero. I fumosi marasmi tremontiani che hanno costretto il capo dello Stato e tutti quelli della casta e quelli che ancora non ne fanno parte, a restare con le valigie aperte e la bocca spalancata davanti all’inutilità della riunione convocata, mi hanno dato la sicurezza che ero io a non volere premere il tasto invio. Avevo però promesso a Rosanna di ricominciare a scrivere, alcune amiche mi chiedevano cosa fosse successo, allora la cosa migliore, ho deciso, era questa: raccontare i fatti come erano andati sperando che qualcosa cambi attorno a noi, così che al prossimo articolo io riceva subito da me stessa, ormai soltanto da me, l’autorizzazione all’invio!
Sì, speriamo che qualcosa cambi. E presto.
Bentornata Silvana, anche io sono in sede,mi diverte la maniera comica con cui ti descrivi e involontariamente la realtà
ben tornata l’ironia di silvana fernandez un po’ abbiamo sentito la mancanza.