qualcosa non quadra, in questo modello di vita

10 agosto 2011 di: Daria D’Angelo

Lavoro, sarebbe auspicabile per entrambi, una media di due figli a famiglia, il mutuo per la casa, qualche spesa imprevista, nessun eccesso e pochi extra. A fatica, ma si riusciva ad arrivare a fine mese. Ora, però, la crisi economica fa i conti con queste famiglie, costrette a tirare sempre più la cinghia per andare avanti. Difficoltà a pagare mutui e affitti, esigenza di trovare un’abitazione a prezzi accettabili e condizioni di vita a misura d’uomo. E allo stesso tempo siamo di fronte all’indifferenza di buona parte della collettività, e questo si traduce in un senso di solitudine infinita che avvolge coloro che, al prezzo di sacrifici immensi, cercano di rimediare come possono per affrontare le nuove condizioni di vita.

Le differenze sociali separano sempre più questa gente da un’oligarchia impegnata a “ciarlare” di esistenzialismo sotto gli occhi di chi deve discutere e trattare per affrontare la propria esistenza nel quotidiano. Il modello di vita non aiuta, sempre più condizionato dalle mode e dagli standard che mirano in alto, influenzati da una società dei consumi che bombarda la gente con la richiesta di una vita che, per definirsi “normale”, necessità di abitazione di proprietà, auto accessoriate, cene e una vacanza almeno fuori città, oggetti tecnologici sempre più avanzati che vanno dai più moderni pc ai cellulari, all’ipod e all’ipad. Si rischia di essere poveri rincorrendo uno stile di vita imposto, che va oltre la nostra portata, ma non si può uscire più dal circolo vizioso: per rilanciare l’economia e lo sviluppo è necessario aumentare i consumi e gli acquisti con una conseguente esposizione debitoria catastrofica.

Il rischio più alto è per i più deboli, a cominciare dagli emigrati e dai senza dimora, dalle persone di età non più giovanissima, segnate spesso dal disagio relazionale e dipendenti da alcool o da farmaci, con legami familiari distrutti alle spalle. Di questo passo la situazione andrà deteriorandosi sempre più e, oltre al dramma della povertà, dovremo aggiungere quello della sicurezza e dell’ordine pubblico e le tragedie, come quella divampata a Termini Imerese. Disperazione per problemi economici e depressione causata dalla perdita del posto di lavoro, ragioni scatenanti di un dramma familiare in cui Agostino Bova, ex operaio licenziato un anno e mezzo fa dalla Fiat, ha ucciso la moglie, sparandole, ferito la figlia e poi si è ammazzato. Ci sono padri di famiglia con un futuro in bilico.

Le fabbriche chiudono, gli operai danno di matto e … Agostino Bova prende la pistola e spara. Pensiamoci

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