La forza e il coraggio di un vero giornalista
Il dispiacere che non si arresta in queste prime ore senza Peppe è aumentato dal pensiero che non è riuscito a vedere la fine del potere berlusconiano, un potere che aveva descritto e capito come pochi. Senza odio personale anzi, ma comprendendone le dinamiche che hanno minato, eroso lo scheletro e il midollo della democrazia italiana.
(…) Il vuoto che lascia D’Avanzo nel giornalismo italiano è enorme. Qualcosa in più della capacità di indignazione. La sua forza risiedeva nella rigorosa disciplina del dato e nella capacità narrativa di raccontare il meccanismo. In altre parole, fare il giornalista.
E’ ciò che fa la differenza tra la militanza e una inchiesta. D’Avanzo infatti detestava la superficialità che porta spesso a creare processi mediatici, che poi si sgonfiano senza nulla di fatto, lasciando dietro di sé solo vittime del cattivo giornalismo, per le quali una smentita non potrà mai cancellare l’onta della notizia. Lui aveva bisogno di fatti, di prove, di capire lui stesso prima di scrivere e far capire agli altri.
Sembrava infatti che mentre scriveva lui stesso stesse capendo sempre di più, non una lezione da ammannire al lettore, ma un percorso. Peppe era diffidente verso tutto ciò che non approfondiva.
D’Avanzo aveva uno sguardo da matematico sulle inchieste: i passaggi possono essere semplificati solo quando ci sono fattori semplificabili e il tutto deve essere il risultato di una somma di passaggi. Questo rigore non ti assicura di metterti al riparo da errori o imprecisioni, tutt’altro, ma ti permette di agire sempre con la lucidità e la sicurezza che solo la ricerca della verità può dare. Questo faceva di D’Avanzo molto di più di un cronista d’indignazione, un analista. E questa la differenza.
Peppe cercava di mantenersi invisibile perché questo gli permetteva di fare meglio il suo lavoro di giornalista d’inchiesta, di muoversi più facilmente e liberamente: io dinanzi ai suoi occhi ero esattamente il contrario, perché cercavo e cerco di ottenere visibilità per arrivare al più alto numero di persone possibile. E temevo che questa diversità ci allontanasse, che Peppe fosse un giornalista della vecchia guardia, di quelli convinti che sia nobile avere una firma, non un volto televisivo, che sia importante scrivere libri, non venderli.
(…) Roberto Saviano da LaRepubblica 1 Agosto 2011
Per la lettura integrale dell’ articolo
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