Gente di qualità
Herat, La Grande Moschea , 2004 . Courtesy of ©Alexandra Boulat
La fotografa francese Alexandra Boulat studia grafica e storia dell’arte, prima di dedicarsi totalmente alla fotografia. Nel 1989 è assistente di suo padre Pierre Boulat, fotoreporter storico della rivista LIFE. Sceglie presto di documentare in prima persona i cambiamenti violenti della società e di raccontarne le vittime più deboli, concentrandosi sul mondo femminile e sulle ingiustizie subite dalle donne durante i conflitti. E’ lei stessa a dire che “ si può raccontare una guerra senza mostrare una pistola…e tutto in una sola fotografia. “ Al centro della sua ricerca pone le questioni sociali e le conseguenze delle guerre nel vivere quotidiano dei popoli. I suoi reportage si distinguono per uno stile sensibile ed essenziale dotato di estrema limpidezza descrittiva. Realizza reportage sulle condizioni di vita in Iraq durante l’embargo degli anni ’90; dall’ Afghanistan documenta gli effetti delle prime battaglie della ‘guerra al terrore’ dopo la presa del potere dei Talebani. Si trasferisce a Baghdad dopo l’invasione del 2003 per registrare la trasformazione della vita della città. Compie inchieste sociali in Indonesia, Albania e sulla popolazione berbera del Marocco.
Le sue fotografie appaiono su Paris Match, Newsweek, Time Magazine, National Geographic…
Nel 2001 è l’ unica donna tra i soci-fondatori dell’agenzia fotografica VII- con James Nachtwey, Christopher Morris, Gary Knight, Ron Haviv, Antonin Kratochvil and John Stanmeyer- che nasce per unire insieme i fotografi che raccontano le guerre.
Negli ultimi anni vive a lungo tra Siria, Giordania, Iran.
Alexandra Boulat ( Parigi 1962-2007) è scomparsa all’ età di 45 anni. Una mattina di giugno mentre lavorava sui territori Palestinesi è stata colta da un’ aneurisma.
Tra i premi: 2003, World Press Photo / Art, 1999, New York Infinity Award, International Center of Photography, 1998 Perpignan, Visa d’Or pour l’Image.
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