Il boia colpisce ancora Troy Davis non si salva
Dopo vent’anni passati nel braccio della morte, Troy Davis ha smesso di vivere ieri alle 19, l’una di notte in Italia, nella prigione di Jackson, per mezzo di un’iniezione letale. Poteva essere il 130esimo tra i detenuti ingiustamente condannati a morte negli Usa dal 1973 ad oggi e successivamente rilasciati, ma nonostante una campagna planetaria in suo sostegno, con in testa Amnesty International, non ha avuto la fortuna di entrare nella lista.
Condannato a morte nel 1991, Troy Davis ha sempre proclamato la propria innocenza, ma la sua richiesta di grazia รจ stata respinta dal comitato della Georgia. Accusato di avere ucciso nel 1989 l’agente di polizia Mark MacPhail a Savannah, Davis ha scontato la solita via crucis riservata a tutti gli imputati di questo crimine, soprattutto quelli poveri in canna e che appartengono a minoranze etniche discriminate.
Nonostante ben 9 testimoni abbiano ritrattato le accuse, nessuna prova fisica sia collegata direttamente all’omicidio e l’arma del delitto non sia mai stata trovata. (…)
Articolo di Marco Cinque da Il Manifesto 2011.09.22
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