la nostra agente al Veneziafest, continua…

10 settembre 2011 di: Rita Annaloro

Se non si vedessero i film Killer Joe di Friedkin e Faust di Sokurov di seguito, così come invece sono stati accortamente presentati allaMostra del Cinema di Venezia, forse non ci si soffermerebbe a considerare quanto sia ancora magnetico il fascino della bellezza virginale. Non è solo la bellezza del corpo acerbo di Dottie (Juno Temple) o di Salome (Jessica Chastain) e neanche il madreperlaceo viso di bambola di Margarete (Isolda Dychauk) a incantare il texano Killer Joe, così come i suoi più nobili antenati, il Re Erode o il Doctor Faust. E’ l’ingenuo coraggio di chi si affaccia alla vita quasi per gioco, e spensieratamente sperimenta “il potere distruttivo della sessualità” a conquistare gli uomini oggi come allora.

Queste “Vergini” usano il potere maschile (rappresentato in Erode dal potere politico, in Killer Joe dalla forza bruta e in Doctor Faust dalla conoscenza) per soddisfare i propri desideri perversi, più o meno apertamente espressi: Salome per possedere almeno un pezzo dell’uomo che l’ha respinta, il profeta Giovanni, Margarete per uscire dal grigiore di una vita misera in qualunque modo, anche con l’assassino del fratello, e Dottie per vendicarsi della madre da cui si sente abbandonata.

In fondo sono tre ragazzine capricciose, ingenuamente compiaciute del potere della loro bellezza, ma il leggiadro spirito di trasgressione che le pervade inebria gli uomini che le circondano, sia sullo schermo che fuori. Peccato che dopo crescano e diventino, come Virna Lisi, delle mature signore quasi dimenticate che ricevono in sordina un Premio Bianchi che non interessa quasi nessuno.

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