Le donne? Buone per fare cassa. Così la pensa il governo (e noi stiamo zitte)

20 settembre 2011 di: RITANNA ARMENI

Questa manovra finanziaria non colpisce, come con una certa astrattezza si tende a dire, i comuni o le regioni o i servizi o le pensioni. Le vittime hanno un volto molto più concreto e preciso ed è quello delle donne italiane.

Le donne colpite sono moltissime e rientrano i molteplici categorie. In quella del pubblico impiego che, come si sa, è composta in gran parte da donne che hanno subito il blocco del loro contratto, dei trattamenti economici ed integratici per il 2011 2013 e, nel caso degli insegnanti, degli scatti di anzianità.  Ma hanno ricevuto un colpo duro anche coloro che sono in attesa della pensione.

(…) Ma le donne sono state colpite soprattutto in quanto depositarie ed erogatrici del lavoro di cura, di assistenza. A pochi mesi da un rapporto Istat che dimostra inequivocabilente come il sistema di Welfare in Italia si regga esclusivamente su di loro, la nuova manovra ha tagliato i fondi per i servizi sociali.

Ma in questa manovra l’attacco alle donne è diverso anche dal punto di vista della qualità. Colpisce  la sicurezza, la tracotanza, l’assenza di ogni remora con cui esso è stato condotto. Non si è cercata alcuna mediazione, non si è usata neppure la menzogna o l’ipocrisia che hanno contraddistinto il comportamento negativo di tanti governi prima di questo. (…)Alcuni mesi fa, fu deciso l’innalzamento dell’età della pensione per le lavoratrici del pubblico impiego si ritenne necessario costituire con il risparmio prodotto  un fondo che avrebbe dovuto  rafforzare i servizi e cioè alleggerire le donne dal lavoro di cura . Questo fondo è semplicemente scomparso, il governo ha deciso di usarlo in altro modo e non si è data neppure la pena di spiegare come.

Gli uomini del governo hanno gettato la maschera: l’importante è fare cassa e subito.

Il resto – il doppio lavoro delle donne, il loro ruolo di supplenza in un welfare carente, la conciliazione fra lavoro in casa e lavoro nel mercato – costituisce una  inutile discussione.

Questa nettezza e questa disinvoltura colpiscono. Perchè svelano a pieno che cosa il governo pensa e si aspetta dalle donne. Si aspetta che subiscano, accettino.

Che il ruolo di supplenza che hanno esercitato nei confronti della Stato si confermi e si rafforzi senza alcuna rivendicazione o pretesa.

Si aspetta che tacciano. Ed in effetti le donne finora hanno taciuto. Se non ora quando? Si è gridato qualche mese fa nelle piazze . Appunto, quando?

( 15 Settembre 2011)

da il sito http://www.glialtrionline.it/home/

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