meglio tardi che mai, madre chiesa

1 ottobre 2011 di: Rossella Caleca

Hanno parlato, finalmente. Le gerarchie ecclesiastiche, per bocca del cardinale Bagnasco, hanno pronunciato quella che, tenendo conto del linguaggio cauto e involuto sempre usato nelle questioni politiche, è una netta condanna di Berlusconi e del berlusconismo. Certo, non hanno fatto nomi, ma non ce n’era bisogno: hanno capito tutti benissimo, compreso l’interessato. Troppo poco, troppo tardi, ho pensato “a caldo”. Ma, riflettendo, mi sono resa conto che quello che è stato detto, anche se tardi, non è poco: molte delle espressioni usate sono insolitamente “laiche”, sembrano emergere dall’attuale dibattito politico-culturale italiano, non calate dall’alto di un iperuranio “curiale”: si cita la “questione morale” e la Costituzione, la scelta di una militanza politica «consapevole della misura e della sobrietà», si denunciano «i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie» sottolineando il «danno sociale» che causano; si parla di «improprio sfruttamento della funzione pubblica», di «comitati d’affari che (…) si autoimpongono attraverso il reticolo clientelare»; si suggeriscono, abbastanza esplicitamente, le dimissioni. E poi, quella frase, che trasuda umano disgusto, prima ancora che condanna morale: «Serve purificare l’aria». Condividiamo, eccome se condividiamo!

Perché non prima? Prudente calcolo politico, timore di perdere il sostegno nelle questioni bioetiche e i privilegi garantiti da una maggioranza tutt’altro che cristiana, ma attaccata al potere con le unghie e coi denti? Perché adesso? La consapevolezza di un’incoerenza ormai divenuta insostenibile, la pressione di molti cattolici di base indignati, anzi scandalizzati in senso evangelico dall’impressione che la Chiesa-istituzione avesse venduto la scomoda primogenitura del magistero morale, per il rassicurante piatto di lenticchie di finanziamenti ed esenzioni fiscali?

L’aria sembra oggi, a molti di loro, un po’ più chiara. E molto più lo sarebbe se nella Chiesa iniziasse una seria riflessione sui limiti dei suoi diritti in uno Stato laico e, prendendo spunto dalle recenti parole del Papa, sulla perdita di credibilità causatale dal suo apparato e dalle sue ricchezze materiali.

2 commenti su questo articolo:

  1. nicola scrive:

    Mi piace come ha parlato la Caleca del’intervento della chiesa condivido l’obiettività e il distacco ma anche l’esigenza di un distacco della chiesa, infondo la chiesa in uno stato laico non ha ingerenze, almeno no ne dovrebbe avere, dunque consideriamo il monito di Bagnasco pari a quello di un capo di stato straniero. Non strumentalizziamolo noi dell’opposizione sappiamo che tutto il mondo ci valuta a causa dei “pasticciacci” molto male, dunque la chiesa con gli altri moniti, noi siamo laici.

  2. Giuseppe scrive:

    La chiesa cattolica dall’editto di Teodosio in poi ha avuto come primo obiettivo la sua autoconservazione e il mantenimento del suo potere. Che per qualcuno “in buona fede” questo sia il mezzo per diffondere la Parola, per altri sia fine a sé stesso, non cambia il fatto che non ci sia nulla di sorprendente nel perenne opportunismo e utilitarismo politico vaticano.
    Il ‘cavallo’ berlusconi è scoppiato, è tempo di trovare un altro cavallo. L’uscita pubblica serve da un lato a rassicurare i fedeli scandalizzati, dall’altro i futuri alleati politici. Il tempismo è perfetto, nel momento cioè in cui il berlusconismo è talmente debole che non c’è più possibilità di un ‘metodo boffo’ capace di condizionare o ricatare, e d’altra parte Bagnasco è osso ben più duro da rodere.
    Niente di nuovo sotto il sole di Roma.

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