misoginia al potere
«E’ giusto chiedere un confronto pubblico sulla Sanità: riguarda tutti noi» – questa l’affermazione dell’Assessore alla Salute, Massimo Russo, nella sua arringa difensiva del 27 settembre, in occasione della censura posta a suo carico dal Parlamento siciliano. Pur condividendo, in parte, le scelte fin qui operate circa i tagli agli sprechi della Sanità siciliana, tuttavia la decisione di tagliare 23 punti nascita in Sicilia, contravvenendo ogni regola democratica, è assolutamente inopportuna.
La deduzione è semplice: evidentemente in quel «riguarda tutti noi» non erano contemplate le donne, mamme e primipare in particolare. Difficile accettare che un uomo, già magistrato e con una carica istituzionale così importante come la tenuta dell’Assessorato alla Salute possa preoccuparsi tanto delle donne. Dai paesini delle Madonie a isole disagiate come Lipari, Pantelleria e altre, i cittadini sono scesi in piazza, pronti ad ascoltare i criteri della decisione e gli effetti che ne dovrebbero scaturire. Ancora una volta la politica mostra un aspetto che potrebbe definirsi misogino, ci si chiede perché colpire le donne, perché “eccedere” in questo modo.
Come mai la legge nazionale può essere ovviata in Sicilia, in casi come l’applicazione della Legge 104/92 sull’assistenza ai disabili (vedi il caso del Segretario Generale della Regione Siciliana Pier Carmelo Russo, già in pensione in forza della suddetta legge e nominato Assessore ai Trasporti), e ci si accanisce invece ad allargarla alla Sicilia quando riguarda un problema femminile? Mi torna in mente, attuale come mai, quanto detto da Vincenzo Borruso autore del recente libro “La donna sorvegliata e punita”: «se a partorire i propri figli fossero i maschi, forse nessun punto nascita esistente nel nostro paese sarebbe stato chiuso».
Discriminatorio è stato il criterio nella scelta delle sedi private della sala parto che, pur se in zone montuose o isolate, sono state considerate “meno disagiate”, così come ingiusta è dir poco per una legge che penalizza così le donne incinte, costringendole a pericolosi trasferimenti per partorire. Una prepotenza trasversale che non nega soltanto il diritto alla salute, ma anche il diritto ad una maternità serena vissuta con la certezza di una nascita senza pericolo.
E’ una vera vergogna della sanità per aver eliminato le sale parto in posti tutto sommato anche se piccoli importanti per la zona, dire misoginia è veramente riduttivo davanti alla parola SCANDALO