tre donne per la pace

31 ottobre 2011 di: Rossella Caleca

Leymah Gbowee, avvocata liberiana, ha promosso, e vinto, una campagna contro la guerra civile mobilitando le donne di villaggio in villaggio, con veglie di preghiera e digiuni, ma anche con la proposta di attuare la strategia di Lisistrata (non realizzata, ma che è servita a dare visibilità al movimento); Tawakkol Karman, yemenita, giornalista e attivista per i diritti umani, è tra i leader del movimento rivoluzionario non violento contro il regime di Saleh, in un paese in cui la sola presenza delle donne in un movimento politico è già rivoluzionaria. Altre donne, prima di loro, hanno conseguito il Nobel per la pace, da Shirin Ebadi ad Aung San Suu Kyi, e chissà quante, che non conosciamo, lo meriterebbero: tutte quelle che , giorno per giorno, in tutti i paesi del mondo, spesso da sole, disprezzate, discriminate, lavorano senza sosta, tirano su bambini, lottano senza tregua per la vita e il benessere delle persone che amano, senza ricevere nessun riconoscimento, neanche da loro…

Tutto questo porta a chiedersi se le donne, con le loro parole così terrene, con il loro fare e rifare il mondo partendo da sé, hanno maggiori capacità e possibilità degli uomini nel costruire processi di pace, ”dal basso” e collettivamente, attraverso la forza della non-violenza. C’è un libro che affronta senza facili generalizzazioni questi temi, a me è piaciuto molto e lo segnalo: “Donne disarmanti-storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi” a cura di Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo, edizioni Intra Moenia.

3 commenti su questo articolo:

  1. rosamaria scrive:

    la descrizione di un pezzo di mondo che spinge all’ ottimismo, bisognerebbe sempre,in questi anni bui parlare di donne e di modelli che siano di esempio.

  2. giovanna scrive:

    Parliamo di donne importanti, parliamo di pace, di donne eccezionali. ne parlate poco, anzi non sempre ne parlate.

  3. Silvia scrive:

    si giovanna ha ragione parliamo di donne magnifiche, di donne che non fanno le veline, che non amano i soldi, che ci illudiamo che un giorno formeranno anche una maggioranza parlamentare.

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