Yulia Timoshenko, ucraina da Capo di stato a prigioniera politica
Tutte e tutti ricordiamo il suo volto luminoso, circondato da una treccia bionda come una corona, mentre parlava alle folle ucraine o si recava al Parlamento europeo a Bruxelles. Oggi il suo volto appare dietro le sbarre di una prigione di Kiev. La ex-presidentessa è stata condannata a sette anni di carcere, per una accusa strettamente politica, che non sembrerebbe dover essere giudicata da un Tribunale penale: un accordo fatto con la Russia, in merito al pagamento delle forniture di gas, che avrebbe penalizzato per milioni di dollari l’Ucraina stessa. Il processo è stato seguito da manifestazioni di strada di segno opposto. Il ministro degli esteri europei, tra l’altro anch’essa donna, Catherine Ashton, ha dichiarato che nel processo contro l’ex-presidentessa “non sono state rispettate le norme internazionali”. Molti attendevano dall’Europa una condanna più dura ed una esplicita richiesta di liberazione della donna. La situazione sembra mettere rischio la firma di un accordo di “associazione e libero scambio” tra l’Ucraina e l’Unione europea, fortemente voluta – quando era Presidente dell’Ucraina – dalla stessa Timoshenko.