magic Christmas, ma non troppo
Che bello il Natale, con le sue luci, le palle colorate e l’aria di magia in cui ci lasciamo trascinare con un sorriso: oroscopi, agrifogli, campanelli, nastri rossi e cotillons stuzzicano il nostro desiderio infantile di un dolce mondo ovattato dove tutto fili liscio come l’olio, proprio come piace a noi. E che le fiabe non siano solo una fuga dalla realtà lo hanno dimostrato parecchi studiosi, da Freud a Propp, da Angela Carter a Clarissa Pinkola: in effetti la trasfigurano o la interpretano, come le vecchie streghe che danno buoni consigli a chi si dimostra caritatevole con loro, orchi cattivi sempre in cerca di bambini da mangiare o brutti rospi che diventano principi con un bacio.
Attenzione però a questi miti, perché al giorno d’oggi un orco è spesso difficile da identificare: a volte può assumere le sembianze di un principe o di un guaritore, altre volte quelle di un mendicante o di un rospo che speriamo di trasformare a forza di baci. E’ giusto educare i bambini all’amore e alla tolleranza, ma attenzione alle trasformazioni magiche, che rischiano di inculcare nelle nostre principessine illusioni fallaci e nei piccoli principi l’idea che ogni avventura avrà magicamente un lieto fine: i rospi spesso rimangono a gracidare nei loro stagni e le imprese rischiose possono portare a incidenti mortali.
Acuto e divertente, ormai purtroppo neanche i bambini credono alle fate, mi chiedo se però sia giusto demolire le feste, forse erano l’ultimo caposaldo di illusioni.
Ma si, quest’ articolo conclude egregiamente il Natale, c’è così poca magia nel mondo che bisogna avvisare i bambini, non ho mai visto diventare qualcos’altro…
E’ vero che le fate ci hanno abbandonato, ma la magia di un sorriso può far crescere la cultura delle illusioni sostenibili.
Questo è un miracolo che auguro a tutti di vedere.
Rita Annaloro