Mostri sacri
La serie TV Dexter, inauguratasi nel 2006, è ormai giunta alla sesta stagione – indice del successo di un personaggio assolutamente originale, ovvero un tranquillo e riservato ematologo della polizia scientifica di Miami e, al contempo, serial killer dal passato tormentato che cerca di soddisfare il suo bisogno di sangue uccidendo secondo un rigido codice elaborato dal padre adottivo. Il “codice di Harry”, come viene chiamato, implica infatti un protocollo d’azione che ricerca le vittime dell’omicidio rituale tra criminali impenitenti che in qualche modo, nell’ottica del protagonista, “meritano” di essere eliminati.
La novità dell’ultima stagione risiede nell’importanza dell’elemento religioso: la scelta della scuola per il figlio Harrison, l’amicizia con l’omicida pentito che ha preso i voti (Brother Sam) e infine il nuovo antagonista di Dexter Morgan, ovvero “The Doomsday Killer”, l’assassino dell’Apocalisse che uccide seguendo teatralmente le suggestioni del libro di Giovanni. Tuttavia, il confronto non è tanto con la religione, quanto col bisogno di credere in qualcosa, di consacrare la propria esistenza a un principio guida che vada oltre gli affetti e i gesti dell’esistenza quotidiana. La religione, in tal modo, non si rivela semplice elemento narrativo, ma occasione per approfondire quella che è da sempre la questione centrale di Dexter: il “Dark Passenger” che ognuno porta dentro. Un doppio più o meno ingombrante, più o meno manifesto, più o meno pericoloso e sanguinario. Ancora una volta, il protagonista si confronta e si scontra con un antagonista duplice come lui. Un nemico che diventa ancora più temibile perché gli porge uno specchio implacabile di sé.