trovare un accordo no, eh?
L’unica certezza, ora come ora, è che nessuno è d’accordo con nessuno. E se lessicalmente dobbiamo esprimerci meglio, una cosa è certa nella nebbia che ci avvolge su scala nazionale, regionale e, figuriamoci, locale: non c’è chi sia d’accordo con chi. Nel senso che ogni schieramento scricchiola e ogni suo componente guarda storto il compagno, per di più fa una dichiarazione di un certo tipo e la smentisce poco oltre o tollera che si smentisca dal suo interno. Non c’è sole nel Pd ma è senza nocchiero il Pdl, sembra tiepido Casini e molti altri leader – se ancora è lecito chiamarli così – intervengono poco o su dettagli. Si tratta di politici col fiato corto e con ancor più corto potere, pronti a svegliarsi se anche loro hanno da rimetterci qualcosa dalla crisi economica che, con tanto di permesso da parte di Berlusconi, si è abbattuta sull’Italia, proprio come tutti noi impotenti ci aspettavamo che accadesse.
Ora il danno, per chi non possiede granché, è fatto. I ricchi non piangono perché qualche tassa o qualche taglio non riesce a scalfire i grandi privilegi accumulati e ben conservati e il futuro, senza ripresa e produttività, neppure li sconvolge. Mario Monti, alto, elegante, colto, controllato, tutto diverso dal premier precedente tranne per il sorriso che puntualmente anche lui ci ammannisce, fa e dovrà fare quanto ha, tra qualche pianto e qualche rammarico del suo staff, ormai più che deciso. I grandi patrimoni, che diversamente da come ci ha detto, in breve possono essere identificabili, per adesso sfuggono all’accetta, il Vaticano deve offrirsi addirittura spontaneamente, le banche o meglio l’alta finanza e i suoi sistemi non pare debbano subire grandi disturbi. Avremo pensioni basse con bassissimo potere d’acquisto, terremo i pochi soldi sia pur temporanei sotto il mattone, non compreremo alcun appartamento né con né senza mutuo, ci limiteremo ai beni non primari ma lesineremo anche su quelli. Contribuiremo a forza a fermare il mercato e troncheremo le gambe ad ogni iniziativa personale o di gruppo, perché manca qualsiasi incentivo. Stiamo dicendo che Monti sbaglia e ci rammarichiamo che ci sia? Assolutamente no. Noi faremo la nostra parte. Ma la sua non può restare quella di aver tolto la castagna dal fuoco al governo precedente, né di aver tolto ogni maschera alla Lega.
Contiamo sul suo valore e la sua sagacia perché sappia andare oltre il risanamento del debito pubblico, che non può gravare su stipendi, pensioni o decurtare i servizi indispensabili, ma correggere man mano il tiro, non preoccuparsi dei parlamentari ai quali non basta uno stipendio di quindicimila euro e passa, ma programmare già gli interventi indispensabili per far ripartire il volano del lavoro e della competitività in chiave europea. Se Monti, e possiamo esser d’accordo, ritiene che la Merkel e Sarkozy possano sbagliare si adoperi a raggiungere in Europa ancor più autorità, rimetta davvero l’Italia al posto che potrebbe meritare. E in quanto alla Padania, per adesso ci pensa Bossi, gridando coi suoi, ormai senza ritegno!
L’articolo di Fortunata Pace è serio e dimostra un’atteggiamento serio verso le cose, gli urli contro la manovra, il continuo piangersi addosso fa solo il gioco di un Berlusconi che in tutte le occasioni rilancia messaggi del tipo “come me non c’è nessuno, o “io vi salverò” dimenticando che lui ci ha rovinati e non certo Monti in 20 giorni di governo,