la città delle donne
“La città che vogliamo” è appannaggio degli uomini, non ci sono donne a desiderare una città migliore o semplicemente più accogliente, più “a misura umana”, come si diceva una volta, o più all’avanguardia, modernissima e addirittura spaziale. O almeno è questo che sembra accertare l’inchiesta condotta da Valeria Ferrante su La Repubblica Palermo di un paio di giorni fa, e non è responsabilità della brava Valeria se sono saltate le donne dall’elenco degli «undici esponenti della società civile e del mondo delle professioni», a cui è stato chiesto di «provare a disegnare la Palermo che verrà». Con tutta evidenza, le «idee per immaginare un futuro possibile» rientrano nelle indiscusse prerogative maschili, e se nulla c’è da dire sugli intervistati e sulle loro proposte pure condivisibili, abbiamo molto da ridire sulla visione maschilista del mondo che resiste perfino alla conta dei dati statistici, che registrano una prevalenza femminile quantomeno nella composizione numerica della società. Manca, a questi uomini col potere di scegliere, perfino la curiosità di conoscere altre visioni, altre prospettive, certamente altre esigenze che si esprimono in forme diverse di vita alle quali dovrebbero corrispondere, se ne fosse data possibilità, forme diverse di città.
Allora ci pensiamo da sole, a proporre una “città delle donne” ideata immaginata sognata da donne che sanno cosa chiedere a chi governerà la città, uomini e sperabilmente molte donne, e non solo nella riproposizione dell’atmosfera felliniana del celebre film, che già di suo renderebbe confortevole qualunque brutto spazio domestico e urbano. Ma proprio nell’immaginare come potrebbe evolvere la città nella quale abitiamo – soffrendo per le sue mille deficienze – e anche altrove, se non solo intellettuali ma pure operaie, imprenditrici, scienziate, poliziotte, maestre, artigiane, artiste e via elencando, e soprattutto le donne di centrosinistra candidate alle cariche di consigliere e assessore quindi al governo delle pratiche urbane, raccontassero le “idee di città” che coltivano per sé e per noi che dovremo votarle.
Insomma che città vorremmo, noi donne, raccontiamolo su mezzocielo perché è utile e opportuno, nel momento che speriamo preceda un cambio di amministrazione comunale, attivare un confronto con le donne che dovranno raccogliere le nostre proposte avendone di proprie da esporre. Anche perché le donne, che sanno come districarsi quotidianamente tra casa ufficio scuola figli parenti suocera spesa casalinghitudine professione volontariato cura giardinaggio beauty farm spostamenti svago impegno … con pochi soldi, sapranno pure come fare cose utili per la città anche con questi chiari di luna. Quindi proviamoci, ché siamo ancora in tempo a battere il machismo.
Ho perso l’articolo di Valeria Ferrante, ma le parole di Rosanna fanno chiarezza su questo andamento pro-maschio che ancora ci complica la vita. Non ho un’idea di città al femminile, ma un’idea che faccia uso ampio e diffuso di un’organizzazione buona, di logica sana, di trasparenza amministrativa, di giustizia sociale, di equità (non la stessa di cui si agghinda Monti), di morale quotidiana e di etica politica.
Sbaglio? Non sono parole tutte al femminile?
Intanto è assurdo fare parlare solo gli uomini di una città proponibile, tanto più che le donne fra spesa, palestre proprie e dei bambini, acquisti quotidiani, sono quelle che vivono di più la città, però io che sono donna non saprei cosa dire non per mancanza di idee ma per sovrabbondanza! Traffico, giardini, asili basta intanto partire da qui!
Le città, proprio come le persone, dovrebbero presentasi in modo quanto meno dignitoso. Nessuno di noi si sognerebbe di andare in giro con i vestiti tutti macchiati o strappati. La nostra Palermo è ciò che fa da troppo, troppo tempo. Così ormai gli stranieri fotografano i cumuli di immondizie alti quasi fino ai primi piani dei palazzi invece dei monumenti. Ecco la Palermo che vorrei non è quella dei sogni ma una città realizzabile con il contributo di tutti. Niente immondizie per la strada, niente cartacce e cicche buttate ovunque; monumenti fruibili perchè ben tenuti anzichè tutto votato al degrado come la Zisa dove il giardino è abbandonato da tempo o i Cantieri che dovevano essere un polo culturale e invece versano in condizioni pietose; traffico e di conseguenza inquinamento più controllato evitando i palliativi delle targhe alterne o delle zone ZTL. Chiudere come in ogni città che si rispetti tutto il centro storico alle auto scontentando certo qualcuno come i commercianti ma sapendo che il benessere di tutti vale ben più di qualche voto racimolato qua e là. La mia Palermo è una città bellissima che è stata violentata fin troppo.
Un respiro nutriente di aria pulita tirai quando ebbi a conoscere personalmente Rita Borsellino, che qualche mese fa veniva presentata come possibile futuro sindaco di palermo. Vidi una brava persona e gonfiai i miei polmoni ed il mio torace con soffio vitale, cominciando ad avere le fantasticherie su una nuova città governata da brave persone e dal buon senso delle donne.Un ultimo libro SCRITTO del DALAI LAMA parla dei valori femminili edi come si debba riporre molto sulle donne, poichè esse son cariche di buon senso e portatrici di pace.Questi i miei due nuovi pensieri, città di palermo governata da brave persone e da donne che sanno certamente quando una famiglia è stracciata e percossa da disastri immani economici e non , sanno tirarsi su le maniche e cominciare a tesser tele e sarcire pertugi… prodotti su stoffa ormai lacera. Questa è ormai la città di palermo una stoffa di broccato scomposta in mille fili singoli che hanno bisogno d’esser ritessuti da abili” arcolai”. Purtroppo il sogno ebbe prontamente fine data la perdita delle primarie.Altro pensiero su come la città dovrebbe esser concepita è quello della cultura e della civiltà che sentii aperto quando Dacia Maraini visitò il suo sito arcaico che la generò. Infatti lì sentii questa palermo aperta e che può cullare grandi fasti di pensiero e di conoscenza. Una città infatti deve esser fatta da letterati e da pensatori che stando fuori dal cerchio posson guidare la pletora che dovrebbe scegliere di non tenere i musei e, le opere d’arte chiuse al mondo giusto nei giorni di festa ed i libri letti da pochi e poco valorizzati.Altro argomento è la ricchezza non solo intellettiva ma materiale che dovrebbe esser suddivisa equamente, cioè prima creata e poi ripartita giustamente.. Insomma tutto non si può lasciar in mano a questi uomini che continuano a pensare al maschile e a destra indi cicero pro domo sua. Bisogna cambiar le cose per avere una città nuova. Una nuova res publica. E moltissime altre cose da dire su come vorrei una città che mi rispettasse o che rispettasse persone e cose pesandole secondo la loro valenza. Riponiamo speranze in un futuro più maturo. Randazzo Marcella
Noi donne, nei momenti difficili della vita, riusciamo spesso a scoprire in noi stesse un coraggio che non credevamo di avere; dovremmo ritrovare e usare questo coraggio nel sociale, oltre che nel privato, prima di tutto rifiutando ogni e qualsiasi vantaggio ingiusto o privilegio per la nostra famiglia o il nostro “gruppo” professionale, sociale, politico: sfuggire alla morsa del familismo e alla logica dell’”appartenenza”, vista come competizione con altre “appartenenze”: e poi usare il coraggio per costruire alternative, per agire il cambiamento, uscendo da quella triste, assurda rassegnazione che porta i siciliani ad accettare tutto, a subire tutto come inevitabile perchè “da noi non cambierà mai niente”…Perchè dovremmo essere meno civili, meno onesti, meno solidali, meno laboriosi, meno corretti dei fantomatici “altri” (italiani, europei, ecc…)? Perchè continuiamo a credere in questo sicilianismo al contrario, comodo alibi per evitare di impegnarsi, per ignorare le risorse che ci sono, per continuare ad essere dipendenti da quelli che, a livello politico soprattutto, crediamo siano più forti? La “citè des dames” di Christine de Pizan, costruita sulla base della giustizia con i mattoni della solidarietà, è possibile, e può chiamarsi Palermo.
Continuamo a fare passi indietro. Ho letto l’articolo di V. Ferrante su repubblica quel che, tristemente appare ė che, come per magia, siano improvvisamente sparite, dalla città di Palermo, le donne con le loro brave specificità e professionalità. E’ imperdonabile ancora oggi assistere a tale offesa.
Che le donne diano un contributo decisivo alla crescita di questa città è accertato, riconoscerlo a quanto pare, continua ad essere sempre più difficile. Un articolo come questo arriva come un segnale negativo, sembra cancellare il contributo indispensabile di tante donne alla città di Palermo, in termini di qualità della loro partecipazione, e di informazione dovuta ad esperienze dirette. È per questo che non si può prescindere dal chiedere alle donne opinioni e proposte sulla qualità della vita a Palermo, in termini di orari di lavoro, welfare, sicurezza, comunicazione con le istituzioni. Lo sguardo femminile su questi temi dovrebbe assicurare un miglioramento delle condizioni di vita nella nostra città per tutti. Non si può parlare di democrazia quando una grande parte della popolazione, che è parte integrante della collettività, rimane esclusa dalle scelte e dalle decisioni che la riguardano.
..e penso alle parole di una canzone:
“ Una città senza donne – una città senza amori – e senza fortuna – una città senza tempo – una città senza musica – e senza luna.”
( R.Vecchioni)
Cosa c’è da aspettarsi se non nefandezze su nefandezze? inganni e ipocrisie? bugie e tradimenti da ogni parte? Il mio commento nei confronti di un quotidiano ormai omologato e neutro sul quale, da tempo, ho rivisto la mia personale opinione, è di indignazione. Inviterei Rosanna a scrivere a Repubblica una lettera con le nostre firme e di altre donne che vorranno unirsi per manifestare pubblicamente il disappunto e la posizione antidemocratica e direi antistorica che il quotidiano ha dimostrato. Commentare tra di noi è certamente utile, ma sarebbe importante e cerrtamente più incisivo rappresentare sulla carta stampata il nostro dissenso perché arrivi alla gente e a chi ha manipolato l’articolo.
Una città PER le donne è principalmente una città CON le donne che decidono INSIEME agli uomini e NON PER CONTO degli uomini.
E’ una città che ritrovi la sua dimensione umana, dove fioriscano i luoghi di incontro e di confronto;
dove i quartieri non siano semplici dormitori ma vivaci luoghi di vita condivisa;
dove la cura degli spazi fermi la deriva verso l’anonimato e l’alienazione;
dove i bambini non siano un problema economico ma i principali destinatari dei servizi e delle strutture pubbliche;
dove i parchi urbani e costieri attrezzati consentano a madri, padri e figli di svolgere le proprie attività individuali senza allontanarsi, ma condividendo i medesimi luoghi;
dove chi vive da solo non sia mai solo;
dove un ritrovato senso di appartenenza e di identità induca tutti alla cura e al rispetto dell’altro…
Una città dove possano collaborare insieme sia le donne che gli uomini………bisogna vedere con che testa si collabora…..questa è la cosa più importante!!!!!! Far emergere diritti , migliorare la qualità della vita, i centri sociali, le scuole, gli ospedali……le università e tantissime altre strutture …Una città vivibile dove uomini , donne, bambini, vecchi , portatori di handicap possano respirare aria pulita, e vivere decentemente per com’è giusto che sia!!!!
Cara rosanna, consivido in pieno. tu sollevi giustamente un problema culturale e politico molto serio e che riguarda la democrazia. La competenza e l’esperienza delle donne nel governo della citta. quel governo collettivo e che sappia fare della differenza il suo paradigma. Nel mio blog ci sono contributi di donne sulla citta, a partire da roberta torre. mettiamoli in rete, facciamoli diventare un vero e proprio programma di genere. riprendiamoci la citta. solo una citta delle donne puo essere una citta bella e giusta x tutti. tittidesimone.blogspot.com
vorrei una città i cui cittadini e cittadine non rinunciassaro al proprio diritto di cittadinanza per un vantaggio personale, il mantenimento di un piccolo o grande privilegio o soltanto per non inimicarsi il potente di turno che domani potrebbe tornare utile;non dimentichiamo che durante la sindacatura Cammarata a parte le lamentele in privato e alcune lettere ai giornali per segnalare disservizi, non siamo stati capaci di organizzare una seria manifestazione di protesta,mentre nel frattempo città come Parma riuscivano a fare dimettere il proprio sindaco;è questo il nodo che bisogna sciogliere se vogliamo fare qualche passo avanti,prima di fare progetti per la città.
Cara Vivi,
fino a due-tre anni fa riuscire a tirare qualcuno in piazza a manifestare era un’impresa ardua…mentre si assegnavano i beni pubblici senza alcun criterio democratico, gli impegni erano sempre troppi e non c’era tempo per protestare….
Miracolosamente a qualche mese dalle elezioni si sono risvegliati gli animi dei Palermitani…cantieri, parchi, teatri…ogni sorta di bene comune…ci auguriamo che questa partecipazione e questo senso di appartenenza alla città permanga al di là di chi vincerà le elezioni…
Vivi ha ragione prima di fare sogni su città immaginarie, alla maniera di Calvino, stiamo all’erta quando il governo è pessimo, ribelliamoci durante, no dopo quando riuscire a raggiungere il livello di città sognate è impossibile, stiamo all’erta, facciamo la conta sulle donne, che tutti i futuri sindaci assicurano saranno paritarie nella loro giunta, e poi controliiamo e soprattutto partecipiamo per la città no per il nostro interesse
Tra il dire (femminile) ed il fare qui a palermo…c’è di mezzo un mare..di corruzione , trafficanti, faccendieri, traditori di democratiche convivenze…’E difficile che si dia spazio a donne capaci, almeno cerchiamo di intuire dove si trovino i mali peggiori e confrontiamoci con Quelle/i che hanno curricola di oneste competenze per amministrare la Cosa Pubblica. Pur tra estremi conflittualità. Siamo in piena tragedia, i tiranni si sono temporaneamente difilati lasciando ai “tecnici” il varo di manovra finanziaria a “lacrime e sangue”. Gli stessi che hanno imposto al governo Berlusconi ( Forza Italia, PDL, SUD di Miccichè,ecc.) armano frotte di candidati & comp. Vigono consociative collusioni (dietro le quinte) i partiti distolgono centinaia di milioni di soldi dalla società,la democrazia è in agonia, la sinistra tra massicce responsabilità galleggia. Forse è il tempo per Azioni coraggiose, Opere, il sonno della ragione genera mostri ! rivediamo le allegorie di Goya ( fine ‘700 !) sono uno specchio adeguato all’oggi di questa nostro sud in pericolo. Rosalia Desolata
Non sogni ma opere di bene ! m’ama non m’ama…sfogliavamo margherite…oggi i partiti si danno nomi di fiori e spogliano i cittadini…Illusionisti al governo sovvertono i TRIBUTI …ICI no …IMU si…Con ICI lo stato rastrellava la metà rispetto ad oltre 20miliardi previsti con IMU ? ALLARME,ALLERTA, servono competenze anche su possibili errori, come l’arbitraggio del calcio, immaginiamo TECNICHE ( donne esperte sui corretti tributi da pagare ) che in crisi economica difendano i cittadini a pagare il giusto ! Dobbiamo capire le scelte decisionali perchè sono i contribuenti a costruire benessere comune ! i partiti seguono una danza macabra in cui caos di tributi ( alle soglie di giugno non sappiamo se pagare 1^ rata ….si temono sanzioni …) alimentano marasma ….ottimo per manovrine dei soliti furbetti
Buona sera, non so se è il posto giusto per questa richiesta ma mi sto scervellando per cercare una persona che a Palermo sappia sarcire e ricostruire un taglietto in un pantalone .
Possibile che questo mestiere si stato dimenticato?