ragazzo straordinario, sfortunato Morosini
Mi piacerebbe parlarne, di Piermario Morosini, lo sfortunato giocatore del Livorno morto in campo per un malore il 14 aprile. Chi assisteva alla partita lo ha visto scivolare come se avesse inciampato, poi cadere in modo innaturale. Un sussulto, il corpo che si rialza e riprende vita per pochi istanti, per poi accasciarsi per sempre. Una testimonianza dolorosa, l’ultima. Piermario aveva solo 25 anni e un terribile destino familiare che lo aveva già privato dei genitori e di un fratello. Anche se non lo conoscevamo, è entrato nei mostri cuori, non come giocatore ma come un ragazzo che era stato felice accanto ai compagni, a cui il calcio, aveva suscitato passioni, che ne era stato protagonista con le polemiche, le volgarità, le violenze che accende, e con le magie che propone. Il destino gli si è messo contro, e in quelle istantanee c’è tutta la capacità di restituirci, nel tragico sussulto di un attimo, l’essenza umana di una passione per lo sport. Così il suo non arrendersi, così la natura di un ragazzo che aveva sempre combattuto per rialzarsi. E mi sarebbe piaciuto non avere visto dopo, sui quotidiani, le immagini che lo hanno immortalato caduto in campo, l’occhio vitreo dopo essere crollato. Cosa ha voluto aggiungere alla comprensione della vita, della morte, del calcio e di chi era Morosini lo scatto di quei fotografi a un ragazzo in agonia? E non mi piace sentire delle liti dei presidenti dei club per stabilire la giornata di recupero del campionato, o i loro calcoli su recuperi e altre discussioni per fissare anticipi e posticipi e rientrare dalla mancata audience di domenica scorsa. Né voglio sapere, come ho già sentito, l’assurdità che al calciatore non sarebbero spettati i funerali cattolici in chiesa in quanto viveva more uxorio con la fidanzata, senza vincolo matrimoniale. Vorrei ricordarlo con le parole con cui è stato salutato: «I giovani guardino a te come modello di giovane che sa tradurre la gioia perché la possiedi dentro, nonostante tutte le prove che la vita ti ha riservato» … E una delle tante foto che lo ritraggono vivo e sorridente, per rendere omaggio alla sua forza e al suo coraggio, nella vita come sul campo. Un sorriso capace di aumentare solo la commozione e l’affetto di madre, di padre, di fratello per un ragazzo che lo meritava tutto.