teatri occupati, dopo il Valle parte il Garibaldi

18 aprile 2012 di: Daria D’Angelo

Spettacoli di teatro, musica, danza, proiezioni, corsi di formazione dibattiti e incontri pubblici animano ininterrottamente il “Teatro Valle” da quando, il 14 giugno 2011, è iniziata l’occupazione. Grazie alla determinazione, alle competenze artistiche e capacità organizzative degli occupanti, questo teatro oggi è diventato un orgoglioso punto di riferimento del panorama artistico – culturale. Non c’è traccia di tristezza e tantomeno di rassegnazione in questo antico teatro romano, sul cui palco si sono esibiti Eleonora Duse, Eduardo De Filippo, Anna Magnani e Vittorio Gassman, ed è andata in scena la prima rappresentazione di “Sei personaggi in cerca d’autore”. Oggi il “ Valle” è di nuovo un teatro d’innovazione e un luogo d’incontro in grado di coinvolgere attivamente anche il pubblico. Dimenticando i classici titoli in cartellone e i consueti orari degli spettacoli, durante il giorno si tengono laboratori, seminari e corsi sui nuovi linguaggi, le scritture e i mestieri della scena, tutti a sottoscrizione libera. Il Teatro è diventato un punto di riferimento per i romani, la scintilla di una rivoluzione dal basso, non solo culturale, ma anche sociale, politica ed economica, capace di offrire al pubblico una multiforme esperienza del teatro a costo (quasi) zero.

Seguendo la scia di questa esperienza il 13 aprile un centinaio di ragazzi, tra attori, musicisti, tecnici impiegati nel mondo dello spettacolo, hanno occupato il teatro Garibaldi di piazza Magione, a Palermo, chiuso da anni dopo i lunghissimi lavori di riqualificazione. I ragazzi denunciano che, nonostante il restauro sia terminato 5 anni fa, il teatro resti ancora oggi uno spazio negato al mondo culturale del capoluogo siciliano. Hanno deciso di restituire questo luogo alla città, non con una vera e propria occupazione, ma attraverso un’apertura, una restituzione. Nel loro manifesto scrivono «Una società che non valorizza la cultura e l’innovazione non ha la sensibilità e la capacità necessarie per custodire il proprio patrimonio e non scommette sul proprio futuro». Hanno deciso di autogestire il teatro, chiedendo «un regolamento che disciplini l’assegnazione degli spazi e il costante monitoraggio di tutte le attività finanziate». Il manifesto ha raccolto oltre 600 sottoscrizioni e adesioni, tra le quali quelle di Dario Fo, Alessandro Haber, Paolo Rossi e Wim Wenders. Il Teatro Garibaldi è l’ennesimo spazio negato alla città, un luogo che appartiene a noi come cittadini, e a tutti i lavoratori dello spettacolo, della cultura e dell’arte, precari e intermittenti, che hanno ragione di essere stanchi di restare fuori dalle stanze in cui si decide la politica culturale.

È una battaglia leale, bella, e un modo per dire, finalmente, che il teatro può anche non essere un consumo d’élite, o una passerella di pellicce dal tanfo di naftalina. Sarebbe auspicabile che anche a Palermo accadesse il miracolo del ”Valle” occupato, diventato una delle più prolifiche attrattive culturali della città di Roma. Mi unisco, solidale, allo scudo degli occupanti per un “Garibaldi” bene comune, perché si allarghi sempre più il consenso popolare che, partendo da Roma, sta continuando a crescere, così come le file per entrare in teatro.

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