un paese da ripensare, il nostro
Al momento pare che il disegno di legge sul lavoro vada in porto, con l’accordo della maggioranza ma non di Confindustria e neppure dei sindacati che confermano lo sciopero, seppure il temibile art. 18 pare abbia trovato un assestamento dopo mesi di tensioni. Ora si aspettano frotte di investitori stranieri nel Paese diventato “appetibile”, ma dove continuano a succedere cose strane. Succede che artigiani, piccoli imprenditori, operai, pensionati, si uccidano per disperazione, solitudine, vergogna di non farcela più, neppure ad essere dignitosamente poveri. Succede che un terzo dei giovani in età da lavoro sia senza lavoro, che a migliaia perdano il lavoro e pure la pensione, la casa e ogni avere. E questi sono eventi dolorosissimi e disperanti.
E, parallelamente, succede che tesorieri di partito dilapidino somme spropositate improvvidamente elargite perfino a partiti defunti, che leader politici e perfino deputati si prendano gioco della gente comune con dichiarazioni di un’arroganza inaudita, tipo «non sapevo niente delle malversazioni che altri compivano a mio nome», tipo «non vado in parlamento ma non lascio perché ho da pagare il mutuo di €12.000 (!!!) mensili», tipo «se trovo chi ha ristrutturato, o comprato, la mia casa a mia insaputa, lo denuncio», tipo «giù le mani dal mio vitalizio, dai miei privilegi, dai miei benefit, dalle mie laute prebende» e perfino dal chilo di colla e risme di carta, ché tengo famiglia pretenziosa e viziata dal lusso. E succede che la corruzione dilaghi e tocchi ambiti e persone una volta insospettabili, e crolli la fiducia nelle istituzioni e, più che mai, nella politica e nei partiti. E succede, dopo lo scandalo delle spese folli della Lega, che i duecento milioni di euro in arrivo per rimborsi elettorali ai partiti, non siano rifiutati, devoluti per esempio alle imprese che falliscono per i pagamenti pubblici mancati! fatti vergognosi che alimentano antipolitica, opportunismi, avversione a regole e leggi, e che montano a velocità preoccupante. Ma che la politica non recepisce.
E qui succede di osservare allibiti la severità, il rigore del “potere” riservato a piccole inadempienze o illegalità, tipo la multa a un’auto parcheggiata di un palmo fuori zona rimozione, la sanzione che decuplica i pagamenti fuori tempo massimo, la requisizione della merce agli ambulanti non in regola, insomma i paradigmi di questa città e di questi tempi: niente va bene, i servizi, la cultura, la pulizia, la sanità e l’istruzione vanno in pezzi, l’amministrazione pubblica e la burocrazia fanno a gara per vessare i cittadini, senso del dovere e dignità collettiva non si sa più dove stiano di casa, eppure vive e lotta insieme a noi il solerte sanzionatore che si appreca al piccolo e non vede l’indecenza del grosso illecito. E succede pure che aspettiamo, tutti quanti, di destra e di sinistra, che il sindaco che verrà e il consiglio che si insedierà e la giunta che si prodigherà, dopo le amministrative di maggio, compiano il miracolo di sanare tutti i mali della città, di riparare tutti i torti, di far splendere un nuovo sol dell’avvenire. E tutto ciò senza che noi cittadini si muova un dito, immobili, in attesa di chi ci salvi dall’ignavia, dai nostri torti e manchevolezze, talvolta pure dalla disperazione di non credere più nelle istituzioni. Noi vogliamo, giustamente, una amministrazione migliore, ma migliore del “popolo” sarà difficile se il popolo non affina il proprio senso critico e più che mai di autocritica.