vento di primavera torna a soffiare

22 maggio 2012 di: Rolly Alù

Santo subito chi ha inventato le elezioni. Chissà se si era fissato gli obiettivi che oggi questa democratica istituzione sta esercitando sulla popolazione. Mettere a nudo tutti i problemi esistenti sul territorio, ma soprattutto, far sapere alla gente che son tutti problemi facilmente risolvibili. Quindi per i cittadini, avviliti, mortificati, scoraggiati, derisi, impoveriti, sono una bella dose ricostituente fatta di promesse, illusioni e speranza per un futuro più sano, pulito, sicuro e soprattutto libero.

Il guaio è che siamo tutti consapevoli che si tratta di un gioco, di un sogno senza possibilità di credere che possa arrivare qualcuno capace di rispettare le promesse fatte. Ci si chiede, è un fatto di competenze? È un fatto di onestà? È un fatto di disponibilità a stare vicini alle esigenze della gente? Penso un po’ di tutto, visti i risultati raggiunti. Oggi più che mai chi fa politica dovrebbe riflettere sul voto di protesta a liste di rottura, astensionismo di 206.814 aventi diritto e 29.485 tra schede bianche e nulle (il primo partito in assoluto). Attenzione politici, la misura è colma, manca poco al trabocco della damigiana.

Campagna davvero piena di trabocchetti e false illusioni, sia per i cittadini che per i futuri candidati a Sindaco e Consiglieri. La situazione politico/economica necessitava certamente di caratterizzare queste elezioni, facendo trasparire una necessità di recupero d’immagine e dell’economia in generale. Alcuni hanno trasmesso questi valori scendendo in piazza personalmente e mettendo anche la propria di faccia, molti altri invece mettendoci quella d’altri, magari più giovane e carina. I vecchi schemi fanno paura, sanno di stantio e di profonda delusione e imitando il governo nazionale, che per evitare di mettere la firma sui tagli e i dolori da propinare agli italiani ha preferito un governo tecnico, così in questa tornata elettorale, dove è noto che più della metà delle promesse non troverà riscontro per mille motivi, i codardi locali della politica, hanno preferito trovare capri espiatori da gettare in bocca ai leoni, pronti a dire, se va male, che si è sbagliato candidato.

E a questo punto non posso non complimentarmi con il popolo palermitano che ha riflettuto, ha guardato indietro e avanti e ha compreso che le molteplici difficoltà con le quali il nuovo sindaco dovrà confrontarsi (la città è in stato pietoso e fallimentare), ha deciso di affidare l’operazione al più “sicuro”, al più “noto”, al più competente e se vogliamo, anche al “meno peggio”, così come lo stesso Orlando è andato dicendo in campagna elettorale. Il vecchio proverbio –“chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quello che lascia ma non sa ciò che trova”, è stato forse il più saggio suggeritore della scelta.

3 commenti su questo articolo:

  1. emma scrive:

    simpatico articolo con questo voglio dire che non è un’articolo di chi sale in cattedra e spiega, ma di racconta un’esperienza vissuta da tutti noi.

  2. Paolo.R scrive:

    Si questo, penso, sia stato il sentire dei palermitani, bravo o brava Rolly … non so se è un nome maschile o femminile.

  3. rolly scrive:

    Grazie Emma e Paolo, avete perfettamente centrato il senso del mio pensiero.
    Paolo, ti tolgo la curiosità, sono maschio.

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