rileggere i classici, perché Zola

20 giugno 2012 di: Marcella Geraci

Ogni giorno nuovi talenti e scrittori emergenti pubblicano pagine su pagine. Ne siamo sommersi e non arriveremo mai a leggerle tutte. Perché, allora, leggere un classico della letteratura? Sono in molti a pensarla così. Ma un classico è un libro che attraversa il tempo e che ci fa sentire uguali agli uomini e alle donne del passato nelle emozioni, nei sentimenti e nei bisogni di sempre. Contemporaneamente, un classico è un libro che prende le mosse da un’epoca a noi estranea ed è forse per questo che, leggendolo, ci sentiamo meno soli. Il ventre di Parigi (Emile Zola, Le ventre de Paris, trad. it. 1994 Bur) è proprio uno di quei meravigliosi classici della letteratura che ci inchiodano alla sedia e che suscitano in noi nuovi innamoramenti e uno stato d’animo per guardare, con occhi diversi, le realtà descritte o in qualche modo vicine al libro.

Leggendo il romanzo di Emile Zola, pubblicato nel 1873, ci si innamora della Parigi delle Halles, la zona dei mercati che rigurgita di cibo. La vicinanza alla Parigi di fine Ottocento ci porta ad amare, con la Parigi di ieri e di oggi, anche il centro storico e il vecchio mercato della nostra città, che altrimenti ci sembrerebbero poveri, vuoti o morti.

Anche dietro il terzo romanzo del ciclo dei Rougon – Macquart c’è, come nel caso più generale del romanzo in quanto genere e del feuilleton in particolare, la nascita e lo sviluppo della città. Ma Emile Zola è il grande maestro del Naturalismo francese e si spinge oltre, utilizzando il cibo e i suoi luoghi per rendere Il ventre di Parigi un monumentale affresco di un’epoca. Il romanzo è ambientato durante il Secondo Impero e il protagonista principale è Florent, deportato in Guyana per essersi ribellato al colpo di stato del 2 dicembre 1852. Florent riesce a ritornare in Francia dal fratello Quenu, proprietario, insieme alla moglie Lisa, di una salumeria. Da allora, le vicende del protagonista e degli altri personaggi ci accompagnano per le strade della Parigi della frutta e della verdura, del sanguinaccio e delle anguille, del vino e del cibo che, all’interno del romanzo, è nel contempo motore economico e forza aggregatrice. Anche la politica ed il nuovo concetto dell’arte, legato alle correnti dell’Impressionismo, si ungono di olio e di burro restituendo al cibo la centralità che gli spetta, simbolo e carburante delle passioni di uomini e donne.

4 commenti su questo articolo:

  1. Daniela scrive:

    Cara Marcella, da quello che scrivi penso che tu sia una persona sensibile e di cultura. Ti chiedo, se fosse possibile per te, non omologare il tuo linguaggio al maschile, ma nominare come fanno le donne della redazione di mezzocielo (tutte ormai) e non solo, i due generi, maschile e femminile: donne e uomini. Non è una questione formale ma sostanziale. L’occultamento delle donne e delle artiste passa anche attraverso il linguaggio. Il mancato riconoscimento del genere femminile nella lingua italana ha rafforzato la negazione dell’identità di genere e dunque della soggettività femminile. Questo non lo dico soltanto io, ma studi e analisi di scienziate e filosofe della differenza. Spero che tu voglia accettare questo suggerimento e non leggerlo come altro.
    Sarebbe stato bello leggere alla fine del tuo articolo:
    “Anche la politica ed il nuovo concetto dell’arte, legato alle correnti dell’Impressionismo, si ungono di olio e di burro restituendo al cibo la centralità che gli spetta, simbolo e carburante delle passioni…” di uomini e donne.

  2. Marcella Geraci scrive:

    Ti ringrazio moltissimo del suggerimento, che mi spinge a rivedere la fine del pezzo. Certo, sarebbe meglio se la redazione apportasse la modifica nell’articolo ma ratifico , in ogni caso, quanto mi hai suggerito.
    “Anche la politica ed il nuovo concetto dell’arte, legato alle correnti dell’Impressionismo, si ungono di olio e di burro restituendo al cibo la centralità che gli spetta, simbolo e carburante delle passioni di uomini e donne”.
    E ancora grazie.

  3. Daniela scrive:

    ringrazio marcella per aver acccolto il suggerimento e spero, in futuro, di leggere i suoi articoli declinati al maschile e femminile. Grazie anche a rosanna per l’intervento. Auguri e buona estate
    daniela

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