il lascito di Emi Uccelli, l’archivio di una femminista
Ho ricevuto, ieri, un regalo dall’aldilà. No, non ho bevuto, né partecipato ad una seduta spiritica estiva, e non sto neanche scivolando inesorabilmente, a causa della canicola, verso sfere pseudo animiste. E’ successo che ieri il compagno di Emi (Ermenegilda) Uccelli Gravone, una delle prime femministe italiane che a partire dagli anni ’90 avevano capito l’importanza di entrare, con competenza e robusta preparazione critica, nell’intricata ragnatela delle nuove tecnologie, mi ha depositato a casa, sino a riempire tutto l’ingresso, il lascito in libri, documenti e intere raccolte di riviste femministe a partire dagli anni 70/80 di questa attivista del movimento delle donne, di questa sofferente, sperimentatrice e lucida amica e compagna.
Emi si è uccisa l’anno scorso, agli inizi di giugno, poco prima dell’anniversario di Punto G di Genova. A pochi giorni dal suo suicidio è stato proprio lì che l’abbiamo ricordata. Ad un anno esatto dalla morte sta germogliando qualcosa di vitale da quella perdita, e non solo nel nostro ricordo: grazie alla decisione di Luigi Candela, con il consenso della figlia e del figlio di Emi, sta prendendo forma il lascito, che sarà ospitato nella sede di Altradimora, costituito da tutto questo straordinario materiale.
L’eccezionalità della documentazione sta nel fatto che la maggior parte delle raccolte di riviste, accumulate con cura da Emi in tutta la sua vita, sono pressocché introvabili in Italia, o molto rare. Di certo in qualche centro di documentazione, e nell’archivio Lilith, molti materiali esistono, ma questi esemplari sono arricchiti dai ritagli, dalle annotazioni, dalle ulteriori connessioni che Emi ha nei decenni allegato ai cartacei originali. Emi era, per nostra fortuna, molto ordinata, e la mia emozione e meraviglia nello scorrere i faldoni organizzati anno dopo anno è stata enorme.
Ho ritrovato una fetta di storia dell’editoria femminista nei suoi momenti più fecondi e irripetibilmente creativi, considerando che negli anni ‘80 la tecnologia era agli albori. Eppure, in quelle pagine, la ricchezza di idee e il desiderio di comunicare sono stati straordinari. Ora ci aspetta il lavoro di catalogazione, e poi quello di trasformazione in digitale di alcune parti di questa enorme massa di materiale, in modo da renderlo disponibile e fruibile. Abbiamo in mente un sito dedicato, attraverso il quale chiunque abbia bisogno di consultare le riviste e i testi ne possa sapere i contenuti.
Vorremmo però offrire, accanto alla possibilità digitale, anche l’opportunità di avere tra le mani riviste come Lapis, Mezzocielo, le prime annate di Noi donne, Madreperla, Marea, Il paese delle donne, Quotidiano donna e tantissime altre: la rapidità e la comodità della tecnologia, infatti, nulla sono al confronto con l’emozione sensoriale che procura l’avere tra le mani il cartaceo, con il suo spessore, odore e rumore delle pagine. Per questo Altradimora si aprirà, su appuntamento, a chiunque voglia venire a visitare quella che piano piano speriamo di attrezzare come biblioteca e centro di documentazione per assaporare le pagine, con la storia e i saperi che ne sono originati, dal vivo. Pagine che, è bello pensarlo, Emi ha sfogliato e amato. Un pezzo di lei, oggi, è di nuovo qui, e questo non ce lo toglie neanche il dolore per la sua assenza.
(per informazioni www.altradimora.it)