La cultura si ribella, anche in Piemonte
Tra una giovane Sabrina Ferilli e un’ammiccante Claudia Cardinale, protagoniste, con altri attori e divi, della mostra temporanea sulle foto di Chiara Samugheo al Museo del Cinema della Mole Antonelliana a Torino, si è svolta lo scorso 7 luglio la protesta del comparto cultura a Torino.
Si è trattato di una manifestazione di protesta organizzata dai 100 Autori, l’Associazione Piemontese Produttori Documentari (APRODOC), il Comitato emergenza cultura e l’associazione Lavoratori e lavoratrici del cinema a Torino. L’occasione è stato l’approssimarsi della delibera, in Regione, sullo stanziamento dei fondi per la cultura.
Un indumento rosso per identificare i sostenitori e un cartello al collo con la propria professione all’interno dello spettacolo, tanti tamburi, balli e musiche sono stati utili a condividere un disagio culturale collettivo che non risparmia nemmeno la sensibile amministrazione piemontese.
Il panorama che ha generato la manifestazione di protesta?
Dal 2009 ad oggi i fondi della Regione Piemonte per la cultura sono passati dallo 0,9% del budget complessivo allo 0,3%, quelli del Comune di Torino dal 3,8% al 2,5%.
Questa drastica riduzione di fondi, già esigui, sarebbe accettabile se accompagnata da una pianificazione. Invece si è perseguito un indirizzo politico sbagliato, teso a soddisfare solo i grandi eventi: i soldi per la cultura sono, infatti, erogati in base a una logica di marketing territoriale che punta a massimizzare il ricavo sul territorio.
Risultato è che la cultura di base, diffusa sul territorio, e che in Piemonte è fatta da circa 37mila artigiani vicini alla società, viene oscurata a favore di grandi enti istituzionali.
lo stesso vale per il patrimonio culturale più concreto: secondo la Corte dei Conti nel 2012 sono diminuiti ancora i fondi per la tutela del nostro patrimonio artistico (un budget cinque volte più piccolo di quello stanziato in Francia)… e la cosa non dipende dal conservatorismo degli ultimi due governi, perché come ha fatto notare Settis, con Sarkozy e Merkel non si è verificato lo stesso fenomeno…
bel pezzo, bisogna insistere, lottare, protestare perché crediamo nel ruolo “salvifico” della cultura, restiamo in attesa di sviluppi, cara Elena….