Sarah Attar e Wodjan Ali Seraj Abdulrahim

16 luglio 2012 di: Stefania Savoia

In Arabia Saudita a tutte le donne è proibito praticare sport. A scuola non partecipano ai corsi di educazione fisica e le poche palestre femminili sono di recente state chiuse per mancanza di autorizzazione.

In Arabia le donne devono essere autorizzate per fare qualsiasi cosa, deve esserci un padre, un marito o un fratello che diano la propria approvazione per lo svolgimento di qualsiasi attività, ma lo sport è una di quelle per le quali un’autorizzazione non basta: lo sport è proibito.

Human Rights watch, un’organizzazione non governativa che vigilia sul rispetto dei diritti umani nel mondo, ha cominciato qualche mese fa la sua crociata per mettere in evidenza le terribili violazioni dei diritti delle donne nel paese islamico cogliendo l’occasione dei Giochi Olimpici di Londra 2012, mettendo a rischio la partecipazione dell’Arabia che non aveva previsto alcuna atleta donna alla competizione.

Forzando il Cio (Comitato Olimpico Internazionale) al rispetto della sua carta che sostiene di favorire “con tutti i mezzi appropriati, la promozione delle donne nello sport ad ogni livello e in tutte le strutture, e in particolare modo negli organi esecutivi delle organizzazioni sportive nazionali e internazionali, per una rigorosa applicazione del principio di uguaglianza tra i sessi” e pubblicando nel Febbraio scorso un dettagliato report sul rapporto tra sport femminile e rispetto dei diritti dal titolo “Steps of the Devil’: Denial of Women’s and Girls’ Rights to Sport in Saudi Arabia”, stava per mettere la nazione musulmana alla porta. Per fortuna però, sappiamo quanto danno economico e d’immagine questo avrebbe creato, l’autorizzazione è arrivata, il “magnanimo” principe Nayef bin Abd al-Aziz ha concesso a due donne di partecipare alle prossime olimpiadi purché non violino gli standard di decenza previsti dalla legge islamica(che per inciso vieta alle donne di praticare sport anche perchè potrebbero perdere la propria verginità).

Sarah Attar correrà con il suo chador gli 800 metri e Wodjan Ali Seraj Abdulrahim parteciperà nelle gare di judo.

Sarah e Wodjan non saranno brave come le altre perchè non hanno potuto allenarsi come le altre, Sarah e Wodjan non vestiranno come le altre perchè risulterebbero indecenti agli occhi della loro comunità. Io credo che, sebbene anche stavolta abbiano avuto bisogno di un “padre” che gli permettesse di partecipare, sebbene siano solo due, sarà bello vederle gareggiare alle olimpiadi che per la prima volta, quest’anno, vedono partecipare delegazioni femminili per ognuna delle nazioni partecipanti.

3 commenti su questo articolo:

  1. rosalba alfè scrive:

    un principe che concede a DUE donne di un paese come l’Arabia Saudita di partecipare ai Giochi Olimpici di Londra direi che è più che “magnanimo”, anzi direi che uomini come lui ce ne sono veramente pochi. il fatto è che noi donne non riusciamo a capire quanto gli uomini si preoccupino per la nostra verginità, la più preziosa delle ricchezze. ma vuoi mettere il possedere una donna della quale “io uomo” non posso entrare in possesso della dote perché un altro l’ha rubata? qualunque furto è una violenza. in realtà si preoccupano per la nostra incolumità.
    mio marito, un normale occidentale “cattolico-cristiano”, che poi sia anche siciliano (secondo me) poco importa, mi ha fatto picchiare da suo fratello diacono perché aveva paura che qualcuno, trovandomi in ufficio, usasse violenza contro di me. Così mi ha fatto vedere cosa succede quando si cerca di difendere i propri diritti.
    Il giorno in cui l’uomo smetterà di sentirsi il padrone del nostro corpo e della nostra vità ci sarà la fine del mondo.

  2. Giovanna scrive:

    direi che è impossibile da accettare, non difficile, la fine del mondo alla quale accenna rosalba è davvero arrivarta se ancora esistono donne come lei, appunto, che parlano in questo modo e pensano in modo aberrante, arcaico, primordiale… INCREDIBILE!!!! Lìopinione sarà pure legittima , ma questa oltre che inaccettabile …fa paura… perché è pericolosa

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